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Introduzione alle pubblicazioni di partito in lingua tedesca dal 1969 al 1982

 

L’impostazione internazionalista e lo sforzo che il partito faceva per diffondere la teoria marxista restaurata e i risultati del bilancio storico e politico della rivoluzione russa e della controrivoluzione, spingevano le forze del partito, ricostituito nel secondo dopoguerra, a non fermarsi al nucleo proveniente dalla Sinistra comunista d’Italia e, quindi, agli scritti in lingua italiana, ma ad allargare la voce del partito anche in altre lingue, a partire dal francese, dato che l’attività politica dei militanti della Frazione di sinistra del PCd’I esuli in Francia e in Belgio aveva costituito, nel decennio che precedette lo scoppio della seconda guerra mondiale, il terreno da cui germogliarono i primi nuclei di compagni che diedero vita successivamente al gruppo “Programme communiste”. E’ nello sviluppo di questa attività che al partito si avvicinarono, e in seguito aderirono, compagni di lingua tedesca, ed è grazie a loro che il partito potè iniziare a tradurre i suoi materiali fondamentali, avviando in questo modo i primi tentativi di diffusione della voce del partito in un’area d’Europa, quella di lingua tedesca, che è sempre stata strategica per il movimento comunista rivoluzionario come per la controrivoluzione.   

Nei primi anni Sessanta del secolo scorso, uscirono quindi alcune pubblicazioni sotto il titolo Der Faden der Zeit (Sul filo del tempo). Si pubblicarono tre numeri: il n.1 con scritti della Sinistra comunista marxista (russa, tedesca e italiana) contro la guerra del 1914-1918; il n. 2 con le posizioni della Sinistra comunista d’Italia al II congresso dell’Internazionale Comunista (1920), in particolare sulla questione del parlamentarismo; il n. 3 con articoli di A. Bordiga e dell’Internazionale Comunista su Partito, classe e azione rivoluzionaria (1).

Un secondo tentativo di propagandare le posizioni del partito in tedesco, in particolare in Germania occidentale, fu fatto agli inizi degli anni Settanta del secolo scorso, grazie all’attività di alcuni compagni a Francoforte che iniziarono a pubblicare una rivista ciclostilata dal titolo Internationale Revolution. Ne uscirono 4 numeri, dal gennaio 1969 al novembre 1970. Si volle rispondere all’influenza del “Sessantottismo”, di un estremismo di sinistra che non andava oltre la rivendicazione, anche violenta, di una “vera democrazia” e alla distorta interpretazione della Russia sovietica come “paese socialista”. Successivamente, sulla base dell’attività delle sezioni locali di partito formatesi in quel periodo, dal giugno 1974 al maggio 1975, per 6 numeri, uscì con una periodicità meno irregolare, la rivista Auszüge aus der Presse der Internationalen Kommunistischen Partei, sostituita dall’agosto 1975 fino all’ottobre 1976, per 5 numeri, dall’Internationale Kommunistische Partei - Bulletin, mentre dal gennaio/febbraio 1977 il partito iniziò la pubblicazione regolare della rivista teorica in lingua tedesca Kommunistisches Programm che uscì per 14 numeri fino al settembre 1981, interrotta a causa della crisi generale del partito.

I tentativi di propaganda politica e di proselitismo che fece il partito nell’area di lingua tedesca, e la variabilità dei titoli delle pubblicazioni di partito in tedesco è la dimostrazione delle difficoltà di formare un nucleo di partito stabile in Germania; ciò dimostra, inoltre, l’importanza di una vera chiarificazione delle questioni politiche, tutto il contrario di quel che fa il nuovo “programma comunista”.

L’attività dei compagni, sviluppatasi in particolare ad Amburgo, Hannover, Berlino, richiese, ad un certo punto del suo sviluppo, il sostegno di un giornale di partito, un giornale con gli stessi criteri di pubblicazione e lo stesso controllo centrale che avevano tutte le pubblicazioni di partito. E così nel 1978 uscì un primo numero del periodico dal titolo Proletarier, presentato a suo tempo in questo modo:

«Proletari di tutto il mondo unitevi! E’ questa la testata del nostro periodico in lingua tedesca che, come tutta la nostra stampa, riflette l’unicità di impostazione teorica, l’omogeneità politica, l’indirizzo unico nell’applicazione pratica dei principi marxisti. In un numero di “saggio”, uscito il 1° maggio 1978, un lungo articolo ripropose al proletariato di Germania la necessità di riprendere la via maestra della lotta di classe, e pubblicò i punti fondamentali del programma del nostro partito. Un altro approfondì la natura e il ruolo di quei “consigli d’azienda” che, nel quadro della “cogestione” – pienamente realizzata in Germania anche dal punto di vista formale –, lo Stato borghese tedesco creò direttamente per disciplinare i rapporti fra capitale e lavoro stabilendone i compiti e l’organizzazione e definendoli per legge rappresentanti ufficiali delle maestranze. Questa “istituzionalizzazione” li rende organi unicamente e definitivamente padronali, per cui nessun compito i proletari hanno da svolgere al loro interno, proprio perché il loro ruolo di collaborazione è aperto e senza mistificazioni. La parola d’ordine del partito non può quindi essere che: sabotaggio delle elezioni a questi organismi. Ciò mostra come il partito non faccia della partecipazione agli organismi intermedi una questione di “principio”, ma distingua quelli che – pur tendenzialmente collaborazionisti – raggruppano operai che vi aderiscono per difendere i propri interessi, e il cui funzionamento non è ancora regolato per legge, da quelli che invece non solo non offrono alcuna possibilità neanche virtuale di svolgere un’attività intesa a strappare i lavoratori alla presa asfissiante dell’opportunismo, ma legano chi vi partecipa a un ruolo direttamente antioperaio. Lo stesso numero conteneva un articolo sul significato del 1° Maggio proletario e un altro sul problema, pressante anche in Germania, della disoccupazione dei giovani, che il capitale spinge, come inservibili, alla “morte sociale”, quindi all’alcoolismo, alla droga e perfino al suicidio oggi, e ai quali noi indichiamo l’unica, vera prospettiva: quella della lotta rivoluzionaria, per la quale essi non sono – come per il capitalismo – “di troppo”, anzi sono urgentemente necessari».

Dal n. 2, gennaio/febbraio 1979, il Proletarier uscì con periodicità tendenzialmente bimestrale, fino al n. 19 luglio/agosto 1982 col quale cessò le pubblicazioni a causa della crisi esplosiva che colpì il partito a livello internazionale; la sezione tedesca del partito, caduta purtroppo nel più vergognoso movimentismo, si autodistrusse. Da allora, i contatti con elementi tedeschi che conobbero e frequentarono le sezioni di Berlino o di Amburgo, non sortirono risultati apprezzabili dal punto di vista dell’attività politica del nostro partito ricostituito dopo la crisi esplosiva del 1982-84. Ciò non toglie che è interesse permanente del nostro partito diffondere le nostre posizioni programmatiche, politiche e tattiche, e i materiali di ordine teorico che ribadiscono l’invarianza del marxismo, tendenzialmente in tutti i paesi del mondo nelle lingue di nostra conoscenza per cui il partito può assicurare una puntuale verifica degli scritti originali e delle traduzioni. Lontano da noi cercare ed utilizzare degli espedienti per produrre materiali nelle lingue non conosciute, pur di presentare a potenziali lettori un catalogo di pubblicazioni nelle diverse lingue, falsando in questo modo la realtà della nostra organizzazione.

Va, d’altra parte, ricordato il fatto che dalla crisi esplosiva del 1982-84 uscirono diversi gruppi distinti e che uno di questi – che si caratterizzò per la mancanza assoluta di lotta politica nel partito durante la crisi e per aver “archiviato” la crisi come un incidente di percorso in cui si sarebbe inserita una “cricca” con l’obiettivo di distruggere il partito – si impossessò della testata “il programma comunista” per vie legali vantando una “proprietà commerciale” che la legge borghese impone per poter pubblicare un giornale. Il gruppo di ex compagni che si riorganizzarono, dal febbraio 1984, intorno al nuovo “programma comunista” non sentì alcun bisogno di fare un bilancio politico della crisi che portò all’esplosione del partito; si ritenne soddisfatto di essere riuscito ad mettere le mani sulla testata storica del partito grazie alla sentenza del tribunale borghese. E con lo stesso atteggiamento, dal 2017, dopo 36 anni, hanno iniziato la pubblicazione di una nuova rivista intitolata Kommunistisches Programm, riprendendo il vecchio titolo della rivista del partito pubblicata dal 1977 al 1981. Come nel loro giornale in lingua italiana, così in questa rivista è inutile cercare il bilancio della crisi del 1982-84 e, quindi, una loro posizione definita rispetto ai gruppi che si presentano come “partito comunista internazionale” e rispetto alle testate che un tempo erano del partito. Nel numero “speciale” del nuovo Kommunistisches Programm, intitolato Was ist die IKP, si limitano ad un rapido accenno alla crisi che ha colpito il partito “dal 1981 al 1983” [dal 1981???], aggiungendo che hanno sempre cercato di “analizzare” e di “chiarire” gli eventuali errori commessi dal partito sul suo cammino..., ma di queste analisi e di queste chiarificazioni nella loro stampa non c’è traccia.

I tentativi di propaganda politica e di proselitismo che fece il partito nell’area di lingua tedesca, e la variabilità dei titoli delle pubblicazioni di partito in tedesco è la dimostrazione delle difficoltà di formare un nucleo di partito stabile in Germania; ciò dimostra, inoltre, l’importanza di una vera chiarificazione delle questioni politiche, tutto il contrario di quel che fa il nuovo “programma comunista”.

Il giornale del partito è un fatto esclusivamente politico, perché, come sosteneva Lenin, è l’organizzatore collettivo del partito e non l’espressione di un proprietario o di un’azienda. Il programma comunista rappresentò, dal 1952, l’attività teorica, politica e di intervento del partito per trent’anni, nonostante i distacchi e le scissioni che inevitabilmente avvengono in un partito che agisce permanentemente controcorrente, e ad esso si affiancarono le altre testate con cui il partito, man mano che sviluppava la sua attività in altri paesi, moltiplicava la sua voce in altre lingue. Così nacquero Programme communiste, le prolétaire, el programa comunista, el comunista, Kommunistisches Programm, Proletarier ed altre ancora in inglese, greco, olandese, arabo, danese/svedese, portoghese, turco.

Ma l’uso del tribunale borghese come arma “politica” per impossessarsi di una “continuità ideologica, politica e organizzativa” per la quale non si fece alcuna battaglia politica all’interno del partito durante la crisi, contando sul fatto che col solo nome di un giornale – come, ad esempio, “il programma comunista” – che ha rappresentato per trent’anni il partito, si pretendeva, e si pretende, di “garantire” la “continuità ideologica, politica e organizzativa” del partito di ieri, significò ricadere nella stessa trappola borghese in cui cadde il gruppo di Damen all’epoca delle divergenze che portarono alla scissione del 1952 tra quel gruppo che, con le stesse ragioni burocratiche, mise le mani su battaglia comunista e Prometeo grazie al tribunale che, ovviamente, ne riconobbe la proprietà commerciale.

La spudoratezza del gruppo che pubblica il nuovo “programma comunista”, non ha limiti. Nel cappello che presenta, nel loro sito, l’archivio delle annate del giornale, si può leggere ad un certo punto: «Articoli e giornali non sono proprietà di alcuno, in quanto prodotti da una “collettività di partito impersonale”, pertanto i testi possono essere scaricati e diffusi liberamente». Evidentemente non erano della stessa opinione nel 1983-84, quando usarono il tribunale borghese contro la “collettività di partito impersonale” per accaparrarsi la testata storica del partito.

Mai avremmo immaginato che gli stessi vecchi compagni che criticarono intransigentemente il gruppo di Damen anche per l’azione legale, potessero essere i protagonisti della stessa vergogna trent’anni dopo. Ma tant’è... Questo episodio dimostra che mantenere nel tempo una condotta, anche personale, coerente con le convinzioni o le affermazioni politiche per anni condivise, scritte e ribadite, fa parte di una lotta controcorrente che, in situazioni di tremenda depressione della lotta di classe, può stroncare anche il più preparato dei compagni. Si trattava e si tratta di tirare una lezione anche da questo.

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(1)   A proposito del titolo Der faden der Zeit, va fatta una precisazione: 4 o 5 numeri di una rivista con lo stesso titolo, ma sottotitolata come “organ der Komunisten” (organo dei comunisti) e rivendicante la sinistra comunista d’Italia, furono pubblicati a partire dal febbraio 1975 a Berlino. Il gruppo di elementi che la pubblicò è lo stesso che ruppe col partito nel dicembre 1967 e che per una decina d’anni pubblicò in francese  una rivista con lo stesso titolo “Sul filo del tempo”.

 


 

Présentation des publications du parti en allemand de 1969 à 1982

 

L’orientation internationaliste du parti reconstitué après la guerre et son effort pour diffuser la théorie marxiste restaurée et les résultats du bilan historique et politique de la révolution russe et de la contre-révolution, le conduisait à  ne pas borner son activité au noyau venant de la Gauche Communiste d'Italie et donc à des publications en italien ;  il s’est efforcé de  diffuser ses textes dans d'autres langues, à commencer par le français, étant donné que l'activité politique des militants de la fraction de gauche du PCd'I exilés en France et en Belgique, avait constitué, dans la décennie précédant le déclenchement de la Seconde Guerre mondiale, le terrain d'où sortirent les premiers groupes de camarades qui ont ensuite donné vie au groupe «Programme communiste». C'est dans le développement de cette activité internationale que se rapprochèrent puis adhérèrent des camarades germanophones ;  c'est grâce à eux que le parti a pu commencer à traduire dans leur langue ses textes fondamentaux, amorçant ainsi les premières tentatives de diffusion de ces matériaux dans cette région de l'Europe qui a toujours revêtu une  importance stratégique pour le mouvement communiste révolutionnaire – et pour la contre-révolution.

Au début des années soixante du siècle dernier, parut Der Faden der Zeit (Le fil du temps), qui connut trois numéros: le n ° 1 rassemblait des textes de la Gauche communiste marxiste (russe, allemande et italienne) contre la guerre de 1914-1918; le n° 2 était consacré  aux positions de la Gauche communiste d'Italie au 2e congrès de l'Internationale communiste (1920), en particulier sur la question du parlementarisme; le n° 3 contenait des  articles de A. Bordiga et de l'Internationale Communiste sur le Parti, les classes et l'action révolutionnaire (1).

Une deuxième tentative pour diffuser les positions du parti en allemand, en particulier en Allemagne de l'Ouest (RFA), fut faite au début des années soixante-dix, grâce à l'activité de quelques camarades de Francfort ; ils publièrent une revue ronéotée intitulée Internationale Revolution dont il y eut 4 numéros, de janvier 1969 à novembre 1970. Il s’agissait de répondre à l'influence «soixante-huitarde», un extrémisme de gauche qui n'allait pas au-delà de la revendication, y compris violente, d'une «vraie démocratie» et de la vision déformée de la Russie Soviétique come étant un  «pays socialiste».

Par la suite, sur la base de l'activité des sections locales du parti constituées pendant cette période, parurent de juin 1974 à mai 1975, avec une périodicité moins irrégulière, 6 numéros du bulletin Auszüge aus der Presse der Internationalen Kommunistischen Partei. Il sera remplacé par Internationale Kommunistische Partei - Bulletin, dont 5 n° furent publiés d’août 1975 à octobre 1976.  A partir de janvier-février 1977, le parti entamera la publication régulière de la revue théorique allemande Kommunistisches Programm. 14 numéros paraîtront  jusqu'en septembre 1981, avant que sa publication ne soit interrompue par la crise générale du parti

L'accroissement de l’activité des camarades, qui se menait notamment à Hambourg, Hanovre, Berlin, nécessitait de s’appuyer sur un journal politique du parti. C'est ainsi qu'en 1978 paraissait le premier numéro du journal Proletarier. Il était présenté ainsi:

«Prolétaires du monde entier unissez-vous! Tel est le titre de notre périodique en langue allemande qui, comme toute notre presse, reflète l’unité théorique, l'homogénéité politique, l’orientation unique dans l'application pratique des principes marxistes. Dans un numéro d '«essai» publié le 1er mai 1978, un long article reproposait au prolétariat allemand la nécessité de revenir sur la voie de la lutte des classes et publiait les points fondamentaux du programme de notre parti. Un autre s'est penché sur la nature et le rôle de ces «comités d'entreprise» que, dans le cadre de la «cogestion» – pleinement mise en œuvre en Allemagne y compris d'un point de vue formel ¬ l'État bourgeois allemand a créé directement pour réglementer les relations entre le capital et le travail, réglant par la loi leurs fonctions et leur organisation et les définissant comme les représentants officiels des travailleurs. Cette «institutionnalisation» en fait des organes uniquement et définitivement patronaux, de sorte que les prolétaires n'ont aucun rôle à jouer en leur sein, précisément parce que leur rôle de collaboration est clair et sans équivoque. Le mot d’ordre du parti ne peut donc être que: sabotage des élections à ces organismes. Cela montre que le parti ne fait pas de la participation aux organes intermédiaires une question de «principe», mais distingue ceux qui -– bien que tendanciellement collaborationnistes – rassemblent des travailleurs qui y adhèrent pour défendre leurs intérêts, et dont le fonctionnement n'est pas encore réglementé par la loi ; et ceux qui non seulement n'offrent aucune opportunité, même virtuelle, de mener une activité destinée à arracher les travailleurs à l'emprise suffocante de l'opportunisme, mais lient ceux qui y participent à un rôle directement anti-ouvrier.

Le même numéro contenait un article sur la signification prolétarienne du 1er mai et un autre sur le problème, pressant aussi en Allemagne, du chômage des jeunes, que le capital pousse, parce qu’inutilisables, à la «mort sociale», c’est-à-dire à l'alcoolisme, aux drogues. et même au suicide, et auxquels nous indiquons aujourd’hui la seule perspective réelle: celle de la lutte révolutionnaire, pour laquelle ils ne sont pas – comme pour le capitalisme ¬ «en excès», mais sont son tau contraires nécessaires de façon urgents ».

A partir du n° 2 (janvier / février 1978), Prolétarier sortira tous les deux mois, jusqu'au n°19 (juillet / août 1982) qui marque la fin de sa parution à cause de la crise explosive qui frappe le parti au niveau international. La section allemande, malheureusement tombée dans le mouvementisme le plus débridé, s'auto-dissout à ce moment.

Depuis lors, les contacts avec des éléments allemands qui connaissaient et fréquentaient les sections de Berlin ou de Hambourg, n'ont pas débouché sur des résultats appréciables du point de vue de l'activité politique de notre organisation reconstituée après la crise explosive de 1982-84.

Cela ne veut pas dire qu'il n’est pas dans l'intérêt permanent de notre parti de diffuser nos positions programmatiques, politiques et tactiques, et les matériaux théoriques qui réaffirment l'invariance du marxisme, tendanciellement dans tous les pays du monde – dans les langues que nous connaissons de façon à contrôler une vérification des traductions et des écrits. Loin de nous l’idée de chercher et d'utiliser des expédients pour produire du matériel dans des langues étrangères, afin de présenter aux lecteurs potentiels un catalogue de publications dans différentes langues, déformant de cette façon la réalité de notre organisation.

Il faut se rappeler que plusieurs groupes distincts émergèrent de la crise explosive de 1982-84 ; l'un d'entre eux – dont la caractéristique a été l'absence absolue de lutte politique pendant la crise du parti et la caractérisation de cette dernière comme un simple accident de parcours qui aurait été dû à l’action d’une «clique» infiltrée pour détruire l’organisation ¬ s’est emparé du journal du parti ee Italie  en intentant une action devant les tribunaux pour s’en faire reconnaître la « propriété ». Le groupe d'anciens camarades qui s'est réorganisé sur cette base à partir de février 1984 n'a jamais senti le besoin de faire un bilan politique de cette crise, d’en rechercher les causes, se contentant d'avoir réussi à mettre la main sur le titre historique du parti grâce à la sanction de la justice bourgeoise.

Et c’est avec la même attitude, qu’à partir de 2017, ils ont commencé à publier une nouvelle revue reprenant, après 36 ans, l'ancien titre Kommunistisches Programm en affirmant sa continuité avec celui-ci.

Mais comme dans leur journal en italien, il est inutile d’y chercher un bilan ou la moindre explication de la crise qui a mis fin à la publication précédente  et, par conséquent, une quelconque position par rapport aux groupes qui se présentent comme «Parti Communiste International» et aux publications qui appartenaient autrefois au parti. Dans le numéro « spécial » du nouveau Kommunistisches Programm, intitulé « Was ist die IKP ? » , («Qu’est-ce que la PCI ? »), ils se limitent à une brève référence à la crise qui a frappé le parti « de 1981 à 1983 » [de 1981 ???], ajoutant qu'ils ont toujours essayé d’ « analyser » et de « clarifier » les éventuelles erreurs commises par le parti sur son chemin ; mais le lecteur ne trouvera aucune trace de ces analyses et clarifications dans leur presse…

Les diverses tentatives de propagande politique et de prosélytisme faites par le parti pendant des années, et la variabilité des titres des publications du parti en allemand, démontrent les difficultés de formation d'un noyau stable du parti en Allemagne; elles démontrent également l'importance d'une véritable clarification des questions politiques, bien au contraire de ce que fait le nouveau Il Programa Comunista.

Le journal du parti est un fait exclusivement politique, car, comme le disait Lénine, il est l'organisateur collectif du parti et non l'expression d'un propriétaire ou d'une entreprise. Il Programa Comunista a représenté l'activité théorique, politique et d'intervention du parti pendant trente ans, malgré les départs et les divisions inévitables dans une organisation qui agit en permanence à contre-courant. Et d’autres publications l'ont rejoint au fur et à mesure que le parti a développé son audience dans d'autres pays et dans d'autres langues. C’est ainsi que sont nés Programme Communiste, Le Prolétaire, El Programa Comunista, El Comunista, Kommunistisches Program, Proletarier et d'autres publications en anglais, espagnol, grec, danois / suédois, portugais, turc, etc.

Le recours aux lois bourgeoises défendant la propriété privée est en contradiction avec toute la saine conception communiste à ce sujet, comme nous l’avions rappelé en 1952 contre le groupe de Damen qui se vit ainsi reconnaître la « propriété » de Battaglia Comunista, et contre ceux qui trente ans plus tard firent de même avec Il Programma Comunista.

L'effronterie de ce groupe n'a pas de limites. Dans la présentation, sur leur site Internet, des archives du journal, on peut lire: «Les articles et journaux n'appartiennent à personne, puisqu'ils sont produits par une “communauté de parti impersonnelle”, donc les textes peuvent être téléchargés et diffusés gratuitement ». Évidemment, ils n'étaient pas du même avis en 1983-84, lorsqu'ils ont eu recours aux tribunaux bourgeois contre la «collectivité impersonnelle du parti» pour faire valoir leur « propriété » du  journal historique du parti !
Nous n'aurions jamais imaginé que les mêmes vieux camarades qui avaient critiqué avec intransigeance le groupe de Damen pour son action en justice, allaient commettre la même action honteuse  trente ans plus tard. Mais c’est arrivé… Ce triste épisode montre que maintenir dans le temps même une conduite y compris personnelle cohérente avec des convictions politiques ou des affirmations  partagées, écrites et renouvelées pendant des années, s'inscrit dans une lutte à contre-courant le courant qui, dans des situations de terrible dépression de la lutte des classe, peut emporter même le mieux formé des militants. Il s'agissait et il s'agit de tirer une leçon aussi de cela.

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(1) Il faut préciser que 4 ou 5 numéros d'un journal portant le même titre, mais sous-titré « organ der Komunisten » (« Organe des Communistes ») et se revendiquant de la Gauche Communiste d'Italie furent publiés à partir de février 1975 à Berlin. Les éléments responsables de cette publication sont ceux qui rompirent avec le parti en décembre 1967 pour publier ensuite pendant dix ans une revue en français sous le titre « Le Fil du Temps ».

 

 

Internazionale Kommunistische Partei

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