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Prises
de position - |
Come ogni promessa elettorale, anche questa doveva miseramente fallire. La “cordata di imprenditori italiani” non si è vista per molti mesi, fino a quando non si è presentato il solito gruppo di voraci e spregiudicati maneggioni dell’altra finanza italiana i quali si sono presentati con il cipiglio dei classici strozzini: l’Alitalia viene fatta a pezzi, e la CAI si prende il pezzo più redditizio, i debiti se li assume lo Stato, gli esuberi diventano 7.000, i salari vengono decurtati del 20-30%, tutti i sindacati devono sottoscrivere l’accordo: prendere o lasciare! Che il governo Berlusconi sostenga questo piano è ovvio, non ci vuol perdere la faccia. Che lo sostengano Cisl, Uil Ugl e alcuni sindacati minori è altrettanto ovvio, visto che il ritornello “meglio 12-13.000 posti di lavoro salvati che 20.000 licenziati” è l’argomento ricattatorio ormai sistematico usato dai sindacati collaborazionisti. Che la Cgil faccia resistenza non meraviglia più di tanto: da un lato ci vuole che qualcuno faccia il muso duro coi padroni (ne va di quel poco di credibilità che ancora hanno i sindacati tricolore fra i lavoratori), da un altro lato, la Cgil tenta di giocare la carta della trattativa fino all’ultimo secondo in concorrenza con i sindacati meno calabrache, e da un altro lato ancora vi è uno strisciante perorare la causa da parte Cgil della tedesca Lufthansa (concorrente europea di primordine di Air France) che già ha cominciato a “salvare” in parte l’aeroporto di Malpensa (altro nodo critico tanto caro alla Lega).
Che l’Alitalia venga comprata dall’italiana CAI, dalla francese Air France, dalla tedesca Lufthansa o dall’inglese British Airways, per i lavoratori della compagnia aerea, sia personale viaggiante che personale di terra, cambierà davvero poco. L’azienda verrà fatta in ogni caso a pezzi, come è già successo con le Ferrovie; gli esuberi saranno migliaia, i salari saranno comunque decurtati, l’orario di lavoro non diminuirà ma tendenzialmente aumenterà perché sarà richiesto come priorità l’aumento della produttività! I capitalisti ragionano alla stessa maniera sotto ogni cielo! Vogliono far profitto, in tempi veloci, e più aumenta la concorrenza sul mercato internazionale, più i capitalisti diventano arroganti e ricattatori, e se ne fregano altamente delle migliaia di lavoratori che restano senza lavoro e senza salario!
I lavoratori salariati non hanno molte strade da imboccare per difendere la propria vita e per combattere contro i licenziamenti: lottare sull’unico terreno che li può effettivamente unire dando loro la forza per ottenere le migliori condizioni dallo scontro con i padroni, il terreno della lotta di classe sul quale l’aspetto più importante diventa combattere la concorrenza fra lavoratori, concorrenza che anche i sindacati tricolore e corporativi si fanno gli uni contro gli altri. Finché i lavoratori fanno dipendere le sorti della loro lotta dall’immedesimarsi nella difesa dell’ «azienda» credendo che il bene dell’azienda significhi anche il bene dei suoi dipendenti, non riusciranno mai a lottare in modo indipendente e rimarranno sempre alla mercé degli alti e bassi del mercato e dei ricatti padronali (e governativi). Se i lavoratori salariati non vogliono essere schiacciati da ritmi e intensità di lavoro sempre più pesanti come vuole la sempre più alta produttività richiesta dai padroni, e se non vogliono essere trattati come merci con scadenza e la cui scadenza è determinata esclusivamente dai padroni, devono alzare la testa e riorganizzarsi fuori dalle politiche e dalla pratiche collaborazioniste e corporative!
Viva la lotta dei lavoratori dell’Alitalia contro i ricatti dei padroni di ieri e dei padroni di domani!
La lotta di classe ad esclusiva difesa delle condizioni di vita a e di lavoro proletarie ridiventi obiettivo di ogni lavoratore!
21 settembre 2008
PARTITO COMUNISTA INTERNAZIONALE (il comunista)
www.pcint.org