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G8: in scena la commedia dei vertici tra le grandi potenze.

Per i proletari di tutto il mondo la linea di risposta non cambia: riprendere la lotta di classe, prima di tutto contro la propria borghesia nazionale!

 

 

Il G8, che si apre domani a L’Aquila sotto la presidenza italiana, sarà l’ennesima passerella diplomatica in cui le grandi potenze imperialistiche che finora si sono suddivise le zone d’influenza economica, politica e militare del mondo, si limiteranno a dichiarare l’intenzione di collaborare fra di loro per “superare” l’attuale e grave crisi economica mondiale, per affrontare i gravi problemi dei paesi d’Africa, per concordare le mosse da fare in difesa dell’ambiente e della sicurezza alimentare al fine di evitare il pericolo di pandemie come nel caso dell’aviaria e della febbre suina.

Il vertice di questo G8, che riunisce Stati Uniti, Giappone, Germania, Francia, Gran Bretagna, Canada, Russia e Italia, promulgherà  una grande quantità di dichiarazioni ufficiali atte soltanto a riempire la cronaca politica dei media di tutto il mondo, ma non sarà in grado di giungere ad alcuna decisione importante che vincoli i suoi partecipanti. Questo non succederà perché i rapporti fra i paesi imperialisti, nel giro di vent’anni – dall’implosione dell’Urss e del suo campo d’influenza – sono molto cambiati. Si sono affacciati sullo scenario mondiale nuovi capitalismi (Cina e India in particolare) con caratteristiche di aggressività che non hanno nulla da invidiare ai vecchi briganti imperialisti (Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti, Germania) e nulla da imparare da potenze imperialistiche di minor peso come l’Italia. Già rispetto all’attuale crisi economica mondiale le grandi potenze imperialistiche hanno dimostrato coi fatti di procedere ognuna a difesa degli interessi propri nazionali. Tanto è cambiato lo scenario mondiale negli ultimi vent’anni che si può affermare, senza dubbio, che il vecchio condominio imperialistico  russo-americano sul mondo uscito alla fine della seconda guerra mondiale, viene a grandi passi sostituito dal nuovo condominio imperialistico cino-americano all’ombra del quale si stanno formando nuove alleanze e nuove reti di interessi destinati prima o poi a scontrarsi in una futura guerra mondiale.

La crisi economica che ha messo in ginocchio quasi tutte le vecchie potenze imperialistiche, a cominciare dagli Stati Uniti, ha d’altra parte rivelato al mondo la grande importanza assunta dal capitalismo cinese che, come priorità assoluta, ha interesse a sostenere il fortissimo debito  americano perché quel mercato costituisce il maggior sbocco per la sua produzione in grande espansione. L’attuale G8 non comprende la Cina, e questo è il motivo reale per il quale le vere decisioni a livello globale gli imperialisti non le prendono in questa sede, ma negli incontri separati, bilaterali, segreti, lontano dalle telecamere. D’altra parte succede anche per i parlamenti delle democrazie di tutto il mondo: nel parlamento non si prendono decisioni, ci si limita a ratificare decisioni prese in sedi del tutto diverse e nelle quali i cosiddetti rappresentanti del popolo elettore non hanno alcun peso.

La passerella dei “grandi” del mondo si tiene a L’Aquila, epicentro del recente terremoto. I 300 morti, gli oltre 60.000 sfollati saranno loro malgrado spettatori di una rappresentazione teatrale di coloro che non hanno mai avuto, e non avranno mai, in cima ai loro pensieri se non la preoccupazione di difendere gli interessi del profitto capitalistico, proprio quel profitto capitalistico per il quale non si costruiscono scuole, ospedali e case d’abitazione con materiali adeguati e norme antisismiche, per il quale non si praticano preventivamente i piani e i controlli atti ad evitare che eventi naturali come i terremoti, gli tsunami, le eruzioni vulcaniche o le alluvioni si trasformino sistematicamente in gigantesche tragedie. Proprio quel profitto capitalistico per il quale i capitalisti di ogni paese sfruttano fino all’ultima goccia di sudore e di sangue milioni di proletari, e per il quale i loro rappresentanti di governo si incontrano e si accordano. Ma è quello stesso profitto capitalistico che muove la concorrenza mondiale, e l’aggressività di ogni imperialismo, sia in tempi in cui la politica di ogni paese imperialista riesce a difendere gli interessi del proprio capitalismo nazionale senza ricorrere direttamente alla forza militare, sia in tempi in cui quella politica «continua con altri mezzi», cioè con i mezzi militari e allora è la guerra!

 

I proletari come devono guardare al G8?

Con la massima diffidenza perché i governanti dei paesi più potenti del mondo che si riuniscono a L’Aquila non potranno risolvere alcun problema che colpisce le condizioni di vita e di lavoro delle grandi masse proletarie del mondo: la disoccupazione, le malattie endemiche dell’Africa o dell’Asia, la casa, la fame, la miseria, le distruzioni di guerra o di catastrofi cosiddette naturali. Non potranno risolvere nessuno dei problemi delle masse proletarie del mondo perché la loro «volontà», le loro «capacità», le risorse che gestiscono sono interamente indirizzate a risolvere i problemi della crisi di mercato, della crisi di sovrapproduzione capitalistica, della caduta tendenziale del saggio di profitto, ossia problemi non inerenti i bisogni di vita della specie umana ma i bisogni di vita del capitale.

Capitale contro Lavoro umano: è questa la sintesi della società borghese capitalistica. Il lavoro umano, vivo, non basta al Capitale; serve il lavoro salariato, l’uomo ridotto a merce, l’uomo ridotto a produttore di capitale, l’uomo costretto con la forza a farsi sfruttare al solo scopo di ingigantire il profitto capitalistico che deriva dal suo sfruttamento. Il Profitto prima di tutto, questo è l’obiettivo quotidiano della società del Capitale!

Quando si crea una situazione difficile, di crisi, emergono i veri caratteri della società e della classe dominante borghese. I proletari vengono licenziati, espulsi dalla produzione, gettati sul lastrico; il loro salario subisce abbattimenti continui, la loro resistenza alla pressione capitalistica viene attaccata e indebolita con ogni mezzo – con i mezzi brutali della repressione poliziesca e con i mezzi più subdoli dell’inganno democratico, della superstizione religiosa, della disperazione individuale, della sempre più accentuata concorrenza fra di loro. Aspettarsi quindi dai consessi dei grandi briganti imperialisti del mondo qualche soluzione ai problemi di vita e di lavoro che i proletari devono affrontare ogni ora di ogni giorno, come sono indotti a fare ad esempio i proletari delle zone terremotate d’Abruzzo, è del tutto vano; come è altrettanto vano attendersi che le misure prese dai governi borghesi, non importa di quale colore siano,  per “affrontare la crisi” possano effettivamente allentare il sistematico peggioramento delle loro condizioni di vita e di lavoro.

Ai proletari non resta che incamminarsi verso la ripresa della lotta di classe, contro la propria borghesia innanzitutto, riorganizzandosi sul terreno immediato a difesa esclusiva dei propri interessi di classe. La collaborazione interclassista è sempre stata un’arma vincente della classe borghese, perché essa ha in mano tutte le leve del dominio economico e politico; solo l’organizzazione di classe del proletariato, indipendente e perciò anticollaborazionista, può efficacemente opporsi al peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro, solo la lotta contro la concorrenza fra proletari, e fra proletari nativi e immigrati, odiosamente trattati come clandestini e delinquenti, possono ridare al proletariato la fiducia nelle proprie forze e nella propria prospettiva di classe che non potrà essere se non quella della lotta fino in fondo contro la classe borghese e i suoi servi, della lotta di classe fino alla rivoluzione comunista!   

      

 

Partito comunista internazionale (il comunista)

Supplemento a «il comunista» n. 112

3 luglio 2009

www.pcint.org

 

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