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Prises de position - Prese di posizione - Toma de posición - Statements


 

PROLETARI IMMIGRATI: FRATELLI DI CLASSE!

Contro ogni criminalizzazione, ghettizzazione, discriminazione dei proletari immigrati!

La patria dei proletari è il mondo!

La difesa di tutti i proletari è nella lotta di classe!

 

 

Proletari italiani! Proletari europei, africani, asiatici, latinoamericani, di ogni paese!

 

La manifestazione di lunedì 1° marzo 2010 è l’occasione perché i proletari di tutti i paesi, insieme, in una giornata di lotta, esprimano la loro volontà di combattere ogni discriminazione, ogni ghettizzazione, ogni vessazione, ogni sopruso che i proletari immigrati subiscono ormai da anni.

La borghesia dominante, in ogni paese, ha un interesse preciso: alimentare con ogni mezzo, legale e illegale, pacifico e violento, la concorrenza tra i proletari sia per età, sesso, livello d’istruzione e per nazionalità. E’ soprattutto dalla concorrenza fra proletari che i capitalisti ricavano i più grandi benefici a sostegno dei loro privilegi di classe.

La concorrenza tra proletari sgorga “naturalmente” dalla condizione di permanente sfruttamento alla quale il proletariato di ogni paese è sottoposto “in patria” dalla propria borghesia e all’”estero” dalla borghesia straniera; a seconda della resistenza che i proletari oppongono allo sfruttamento della loro capacità lavorativa, tale concorrenza può essere più o meno dura. I capitalisti hanno tutto l’interesse ad estendere e approfondire al massimo la concorrenza fra i proletari perché da essa ottengono sia il mantenimento dell’intero proletariato nella condizione di schiavo salariato alla mercé dei loro interessi di volta in volta oscillanti, sia una maggiore quota di pluslavoro – e quindi di plusvalore – dallo sfruttamento del lavoro salariato, sia un minor costo della manodopera e, dunque, un allungamento costante della giornata lavorativa e dell’intensità di lavoro per unità di tempo per ogni proletario occupato.

Nei confronti dei proletari immigrati, proprio per la loro condizione di estrema ricattabilità che ne caratterizza la condizione sociale di sopravvivenza, la concorrenza è particolarmente pesante sia dal punto di vista delle condizioni di lavoro che delle condizioni di sopravvivenza quotidiana. Questo stato di cose non è una novità di questi anni, è la conferma della permanente dominazione sul genere umano di una società basata sul capitalismo, sul dominio del denaro, del mercato, degli interessi capitalistici e nazionali delle classi borghesi in perenne contrasto fra di loro.

Ormai da anni è chiaro a tutti che i proletari immigrati, soprattutto dai paesi capitalistici arretrati e dai paesi devastati dalle guerre che gli Stati imperialisti alimentano, direttamente e indirettamente, per loro interessi di supremazia nella concorrenza interimperialistica mondiale, sono le vittime predestinate ai sacrifici più pesanti: trattati peggio delle bestie, sfruttati nel tormento di una sopravvivenza al disotto di ogni bisogno primario, criminalizzati per la loro incolpevole condizione sociale, rifiutati e resi invisibili dalla cosiddetta “comunità civile”, la gran parte dei proletari immigrati nei ricchi paesi dell’imperialismo europeo sono in realtà quella parte di un esercito industriale di riserva da cui i capitalisti prelevano a loro piacimento, e alle condizioni subumane ormai note a tutti, la manodopera di cui più o meno temporaneamente hanno bisogno.

La “persona”, la “dignità individuale”, tanto decantate dall’ipocrita e malsana cultura borghese, nel caso dei proletari immigrati spariscono completamente, vengono semplicemente negate e consegnate alla restrizione carceraria di quei veri e propri lager che sono i Centri di Identificazione e di Espulsione, o, al massimo, consegnate alla carità e alla misericordia delle istituzioni religiose o parareligiose. L’alternativa è lo sfruttamento più crudele, per moltissimi in piena illegalità, o il carcere e l’espulsione nei paesi di provenienza dove questi proletari ritrovano la miseria da cui cercavano di scappare, la tortura o la morte.

 

Proletari!

 

Il diritto borghese si basa sulla proprietà privata e sull’appropriazione privata della ricchezza sociale; esso è riservato fin dalle origini alla classe dominante borghese che lo esercita, con le leggi e con la forza economica e militare di cui ha piena disponibilità, per risolvere i rapporti giuridici di proprietà e che viene imposto all’intera società. Il diritto borghese è la rappresentazione a livello giuridico del dominio di classe della moderna borghesia sul moderno proletariato il quale, essendo “proprietario” della sola forza lavoro delle sue braccia, dei suoi muscoli, dei suoi nervi, non può competere a livello giuridico con nessun borghese che, in questa società, è l’unico possibile “datore di lavoro” (il capitalista singolo, l’azienda-capitalista, lo Stato-capitalista, da questo punto di vista non sono che rappresentazioni a livello societario del medesimo rapporto di produzione capitalistico). I proletari in questo modo costituiscono di fatto una razza: la razza dei lavoratori salariati ai quali vengono concessi diritti solo alla condizione di conquistarseli con la lotta!

I diritti che i proletari hanno conquistato nella storia del loro movimento di classe, a livello economico e sindacale e a livello politico e giuridico, sono stati ottenuti esclusivamente attraverso la loro lotta dura e diretta – la lotta di classe – svolta in più di duecento anni da quando esiste la classe operaia moderna. Solo lottando strenuamente contro l’oppressione capitalistica e borghese, i proletari europei, e in seguito i proletari di tutti gli altri paesi, hanno ottenuto il riconoscimento anche per legge di diritti al lavoro, alla casa, all’istruzione, all’associazione, alla libertà d’espressione e di organizzazione. Ma questi diritti non sono ottenuti per sempre! Questi “diritti” vengono continuamente attaccati dai poteri borghesi, prima di tutto a livello materiale e pratico, poi a livello giuridico e normativo. E il trattamento riservato ai proletari immigrati nei nostri ricchi e civili paesi d’Europa è la dimostrazione che quei “diritti” sono in realtà carta straccia: oggi vengono calpestati nei confronti dei proletari immigrati, domani verranno calpestati nei confronti anche dei proletari autoctoni!

 

Proletari!

 

La manifestazione di rabbia dei fratelli di classe immigrati deve poter contare sulla solidarietà di classe verso coloro che per sopravvivere sono stati e sono disposti ad affrontare rischi, sacrifici e pericoli di ogni genere. Ma la solidarietà di classe che i proletari autoctoni devono portare concretamente ai proletari immigrati deve poter poggiare su basi forti, solide, capaci di resistere anche nel tempo ai continui attacchi alle condizioni di sopravvivenza proletaria. Non sono le petizioni, le manifestazioni pacifiste, i negoziati delle burocrazie politiche e sindacal-opportuniste che possono dare una prospettiva di vita più dignitosa ai proletari in genere, e ai proletari immigrati in specie. Lottare oggi a sostegno dei diritti dei proletari immigrati significa anche lottare per la difesa delle condizioni di vita e di lavoro dei proletari autoctoni; significa condividere il comune interesse ad opporsi alla pressione capitalistica che, anche in seguito alla crisi economica generale, tende ad aumentare peggiorando le condizioni di sopravvivenza di tutti i proletari!

In primo piano devono tornare gli obiettivi che unificano la classe proletaria al di sopra delle nazionalità e delle divisioni che il capitalismo attua proprio per aumentare la concorrenza tra gli stessi proletari, tra occupati e disoccupati, tra precari di lungo corso e stagionali, tra operai italiani, francesi, spagnoli, tedeschi o inglesi e proletari africani, sudamericani, est-europei o asiatici. E intorno agli obiettivi di classe devono rinascere gli organismi di lotta indipendenti dagli apparati del collaborazionismo sindacale e politico affinché la forza di resistenza che i proletari oppongono spontaneamente alla pressione e alla violenza del capitale e dei capitalisti diventi una efficace forza di contrasto al brutale peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro.

Il «diritto a vivere», il «diritto al lavoro», il «diritto alla casa», per tutti, si possono ottenere solo con la lotta di classe, con l’unione dei proletari di tutte le nazionalità in un’unica lotta anticapitalistica! Lotta di classe e non lamentele pacifiste succubi di un sistema politico e giuridico eretto ad esclusiva salvaguardia degli interessi capitalistici contro gli interessi del lavoro salariato.

 

► NO alle espulsioni!         

► NO ai reati di «clandestinità»!

► NO alla ghettizzazione e alla criminalizzazione dei proletari immigrati!

► NO alla divisione fra proletari nativi e proletari immigrati!

► SI alla regolarizzazione di tutti i proletari immigrati!

► Stesso salario per stesso lavoro ai proletari nativi e immigrati!       

► NO al lavoro nero!

► NO alla divisione fra proletari nativi e proletari immigrati!

► Per la solidarietà di classe fra i proletari di tutti i paesi, per la lotta contro la concorrenza fra proletari!

► Per la rinascita di organismi proletari di lotta indipendenti dal collaborazionismo interclassista!

 

 

Partito comunista internazionale (il comunista)

Supplemento a «il comunista» n. 115

26 febbraio 2010

www.pcint.org

 

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