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Cina: morti e feriti del capitalismo ad alta velocità

 

 

Nella notte di sabato 23 luglio, la collisione fra due treni ad alta velocità provoca, secondo il bilancio ufficiale, 32 morti e 192 feriti; altre fonti parlano di 43 morti e oltre 200 feriti. Siamo a Wenzhou, nella provincia di Zhejiang.

Lo sviluppo del capitalismo cinese corre sfrenatamente, ingordo di profitti, verso una meta che soltanto vent’anni fa poteva sembrare irraggiungibile: portare la potenza economica cinese fra le prime del mondo. Da quando il mercato mondiale – leggi l’economia statunitense, prima di tutto, e a seguire le economie europee e giapponese – ha aggredito il paese più popoloso del pianeta, sbriciolando l’ideale barriera di un’economia falsamente socialista difesa dalla più famosa muraglia del mondo, come sbriciolò la non meno famosa “cortina di ferro”, i capitali dei paesi imperialisti più industrializzati hanno iniziato a circolare nelle regioni più orientali, più adatte allo sviluppo industriale grazie alla presenza dei porti. L’enorme quantità di forza lavoro a disposizione è stata una delle ricchezze “naturali” del grande paese sia per il capitalismo nazionale cinese, sia per il capitalismo di tutti i paesi che avevano interesse a far profitti in Cina. Il capitalismo cinese, grazie allo sfruttamento di una manodopera strappata alla campagna e gettata nelle fauci dell’industria a bassissimo costo, industria protetta e difesa da un potere centralizzato che ne ha salvaguardato lo sviluppo forsennato, ha potuto negli scorsi decenni accelerare molto la sua corsa fino a raggiungere una posizione di grandissimo rilievo internazionale tanto da posizionarsi, quanto a pil, al secondo posto dopo gli Stati Uniti superando addirittura il Giappone.

L’aggressività è storicamente nota come una caratteristica fondamentale del capitalismo, sia rispetto ai modi di produzione precedenti sia rispetto alla lotta di concorrenza capitalistica sul mercato mondiale. Ed è storicamente provato che i capitalismi più giovani, nello sforzo di bruciare le tappe che li dividono dai capitalismi più vecchi, devono essere molto più aggressivi se vogliono, avendone la forza, raggiungere il livello delle loro potenze e superarle. Lo è stato per gli Stati Uniti rispetto all’Inghilterra, e vale anche per la Cina rispetto ai paesi imperialisti più forti. E oggi che il capitalismo cinese è il maggior garante del debito pubblico statunitense, tutto ciò che succede in Cina può avere una ripercussione immediata negli Stati Uniti e viceversa, e perciò, nel mondo.

Il capitale possiede una sua specifica qualità: deve valorizzarsi in quantità sempre più consistenti e a velocità sempre più grande; se resta fermo, immobilizzato, il capitale muore. Per circolare in grandi quantità e a grande velocità, il capitale non ha alcuna remora, tende a distruggere ogni ostacolo che gli possa impedire il raggiungimento del suo scopo. E’ così che il tempo diventa un ostacolo per la conclusione degli affari, ostacolo che va ridotto il più possibile; perciò ridurre il tempo di percorrenza delle merci e dei capitali che devono raggiungere il luogo di prima destinazione e delle ulteriori destinazioni, per i capitalisti, in Cina come in ogni altra parte del mondo, diventa un imperativo! Il capitalista, che è in realtà al servizio del capitale e della sua valorizzazione, non ha scelta: deve agire secondo le leggi del capitalismo e dare in pasto alla voracità del modo di produzione capitalistico qualsiasi bene, risorsa, forza, energia esistente, prime fra tutte la forza lavoro, l’energia umana senza lo sfruttamento della quale non esisterebbe nemmeno il capitale. Infatti, non c’è paese capitalista che non conosca sciagure, non c’è catastrofe che non abbia direttamente o indirettamente una causa nella modernissima e spasmodica ricerca di profitto. Succede con frequenza nelle miniere o nell’industria petrolifera, come nel caso di inondazioni o di terremoti, negli “incidenti sul lavoro” o nei disastri che riguardano i trasporti via mare, aereo o di terra.

I treni ad alta velocità, per la Cina, sono il vanto della sua moderna industria dei trasporti tanto da esportare la sua tecnologia in altri paesi, come ad esempio in Argentina. In Cina, in soli 4 anni, è stata costruita la rete ferroviaria per i treni ad alta velocità più lunga del mondo. Altro vanto cinese: i conduttori dei treni ad alta velocità, secondo un esperto tedesco in materia, hanno bisogno come minimo di due-tre mesi di formazione per essere all’altezza del compito; i cinesi hanno risposto che loro ci metteranno solo 10 giorni! (le Monde, 30.7.11). Treno veloce, formazione veloce… morte sicura!

La collisione di sabato scorso dimostra tutti i limiti sia della specifica tecnologia alla base della costruzione del treno, quanto la cattiva realizzazione della rete ferroviaria, della segnaletica in caso di guasto, della coordinazione e della tempistica di percorrenza, dei materiali utilizzati per la realizzazione di tutto l’impianto, e dimostra quanto la corsa sempre più veloce al profitto chieda continuamente, sotto il capitalismo, il sacrificio di vite umane.

Anche in Cina le autorità si comportano come in tutti gli altri paesi; di fronte all’accaduto, l’immediata risposta è stata: sarà fatta un’inchiesta approfondita per individuare le cause e le responsabilità del disastro… Dalle prime dichiarazioni ufficiali sembre che la causa principale della collisione sia da addebitare ad un malfunzionamento della segnaletica nella stazione di Wenzhou sud (un semaforo verde che non è passato al rosso) e al fatto che il personale addetto alla segnaletica non si è accorto di questo inceppamento; ciò ha dato via libera al treno in arrivo sullo stesso binario sul quale il treno precedente si era bloccato a causa di un suo guasto.

Dunque, guasti che si accumulano uno sull’altro, segnaletica che non funziona, conduttori formati superficialmente e personale disattento… Intanto ci sono andati di mezzo 32 morti e 192 feriti – così almeno dicono le cifre ufficiali. Il dubbio è più che legittimo poiché ciò che le autorità hanno immediatamente deciso è di impedire ai familiari dei passeggeri dei due treni e delle vittime ufficialmente riconosciute di sapere esattamente il nome degli occupanti di tutti i posti prenotati e quindi di controllare direttamente se un proprio familiare era vivo, ferito, disperso o morto. Ma c’è di più. Secondo le Monde, le autorità intendono chiudere la vicenda e far dimenticare al più presto l’accaduto. Il processo imposto è extragiudiziario; gli avvocati di Wenzhou hanno ricevuto l’ordine di non accettare i dossier dei familiari delle vittime. Le famiglie non devono discutere fra di loro dell’accaduto e vengono sollecitate singolarmente ad accettare un indennizzo di 450.000 yuan (49.000 euro) e se firmano velocemente la cremazione del congiunto possono contare su di un ulteriore bonus. Nel frattempo le carrozze disastrate sonon state rimosse, non le ha  potute avvicinare nessuno. I binari dovevano essere liberati quanto prima perché il traffico ferroviario doveva essere ripristinato il più velocemente possibile! E infatti, lunedì 25 luglio il traffico ferroviario ha ricominciato la sua maledetta corsa veloce. Gli affari non aspettano!

Di fatto, in questo modo, anche le cause vere e profonde del disastro sono state cancellate e sepolte. Il capitalismo, come non dà tempo da vivere ai vivi, non dà tempo nemmeno per i morti. L’importante è che gli affari girino il più velocemente possibile, pazienza per i morti: il modo di produzione capitalistico divora energie vitali, sia della natura che dell’uomo, divora il lavoro vivo per ingigantire il lavoro morto, produce schiavi salariati che sfrutta nelle aziende, che espelle quando non gli servono più precipitandoli nella miseria e nella fame, che uccide negli “incidenti” e nelle guerre!

Una delle cose che avverranno nella trasformazione della società dal capitalismo al socialismo, una volta abbattuto il potere di classe borghese, spezzato lo Stato borghese e avviata la rivoluzione anche nell’economia, sarà riadeguare la vita umana e sociale ai tempi della vita naturale, combattendo l’iperfollia produttiva e l’ipervelocità che caratterizzano il capitalismo!

 

 

Partito comunista internazionale (il comunista)

30 luglio 2011 

www.pcint.org

 

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