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Prises de position - Prese di posizione - Toma de posición - Statements                        


 

Sacrifici ancora più duri per i proletari contro la promessa di un piatto di lenticchie, ad esclusiva funzione della “crescita economica” e quindi dei profitti capitalistici!

I proletari devono rispondere con la lotta unitaria di classe in difesa esclusiva dei propri interessi immediati!

 

 

Proletari! Compagni!

 

Dopo la manovra finanziaria di luglio sta per abbattersi sulla testa di milioni di proletari un’altra gragnuola di misure antioperaie con le quali la classe dominante borghese intende salvare i profitti di un capitalismo in crisi prolungata, risollevandone le sorti a costo zero per i capitalisti.

Da settimane il governo Berlusconi-Bossi-Tremonti, sostenuto e indirizzato dal covo di briganti europei che è la BCE, sta cercando in ogni modo di uscire dal vicolo cieco in cui si è infilata una manovra durissima da far degerire al proletariato italiano perché contiene esclusivamente sacrifici sempre più duri solo per i lavoratori!

Ai già molteplici cedimenti in merito alle famose “garanzie” che la contrattazione sindacale collaborazionista aveva costruito negli anni di espansione capitalistica e che, sopravvenute continue crisi cicliche dell’economia, aveva gradualmente ma sistematicamente contribuito a smantellare (a cominciare dalla scala mobile!), se ne aggiungono altri coi quali il capitalismo italiano tenta di portare un colpo mortale alla contrattazione sindacale nazionale e al sistema di ammortizzatori sociali che finora hanno in qualche modo salvato un paio di generazioni di operai dall’abbrutimento nella miseria più nera.

L’attacco portato al pubblico impiego in termini di blocco degli stipendi fino al 2013, rinvio del tfr di due qanni, obbligo alla mobilità pena il licenziamento, blocco del turn over, licenziamento di decine di migliaia di precari in tutti i settori, dalla sanità alla scuola, dalla pubblica amministrazione locale all’assistenza, al trasporto pubblico locale e nazionale, è un attacco che si accompagna alle già precarie condizioni dei rapporti di lavoro nel settore privato; di più, fa da “apripista” ad attacchi ancora più duri per l’intera classe operaia e soprattutto per le generazioni più giovani. La riforma delle pensioni, che significa allungamento del periodo di vita lavorativa a 40 anni di contributi e a 67 anni di età, anche per le donne, a fronte di una pensione sempre più ridotta, sarà la prossima tappa della manovra antioperaia. La classe borghese dominante, nel suo spasmodico tentativo di salvare i propri profitti e condizioni di concorrenza vantaggiose rispetto al mercato mondiale, non ha alcuno scrupolo nel gettare nella miseria e nella fame altri milioni di proletari che andranno ad aggiungersi agli 8 milioni di poveri già statisticamente identificati! La classe borghese dominante non ha tempo da perdere: deve costringere l’intera classe operaia  ad abbassare il livello del proprio salario – quindi, il livello delle sue condizioni di esistenza – al limite più basso possibile. Il tentativo borghese è quello di far precipitare una parte consistente del proletariato italiano nelle condizioni di precarietà, di supersfruttamento, di miseria in cui sono costretti a vivere centinaia di migliaia di proletari immigrati trattati da schiavi in un paese che si vanta di essere stato la culla della civiltà antica e moderna!

 

Proletari! Compagni!

 

Tutti i discorsi sulla “crescita economica” che i partiti di opposizione parlamentare fanno da tempo, e che fa la stessa triplice sindacale, sono in perfetta sintonia con le esigenze espresse dalla Confindustria, la più nota associazione degli sfruttatori privati di lavoro salariato! Non è un caso. Essi hanno in comune la difesa dell’economia nazionale, del sistema economico che costringe milioni e milioni di proletari a sputar sangue sui posti di lavoro e a condurre una vita precaria e misera col solo obiettivo di ingrossare i profitti capitalisti: la vita di milioni di proletari contro il mantenimento di privilegi e di ricchezza sociali di poche miliaia di capitalisti!

Lo Stato, con le sue leggi, le sue polizie, la sua magistratura, per bocca del presidente della repubblica, si erge a difesa dell’economia nazionale, dell’ordine costituito, del confronto democratico, del benessere del capitalismo; e si comporta nei confronti dei dipendenti pubblici come un capitalista degno di questo nome, anzi, come il capitalista-modello: toglie ad una parte considerevole dei dipendenti pubblici la “sicurezza del posto di lavoro”, la “sicurezza del salario”, la possibilità di offrire un futuro non solo ai loro figli ma agli stessi suoi dipendenti.

Con il pretesto di un debito pubblico esageratamente aumentato e, secondo i criteri di finanziamento internazionale dei titoli di stato, non più “sopportabile”, governo, partiti, sindacati, industriali, commercianti, banchieri e preti sono tutti d’accordo che la situazione di crisi in cui è precipitato il paese vada affrontata con misure drastiche. Il comune accordo non impedisce la differenza di accento che le diverse entità esprimono nel pieno rispetto delle diverse funzioni sociali che ognuna di loro svolge: gli imprenditori vogliono soprattutto misure che agevolino la “crescita economica” per la quale è più che giustificato andare a togliere soldi ai pensionati e ai lavoratori dipendenti; i banchieri vogliono soprattutto più libertà nella movimentazione del denaro e meno controlli nelle loro operazioni; i partiti di opposizione vogliono che le misure che pesano sui “cittadini” riguardino non solo i soliti lavoratori dipendenti ma genericamente “tutte le categorie di cittadini”, mentre i partiti di “sinistra” e la Cgil vorrebbero che il governo di centrodestra facesse quello che i governi di centrosinistra non hanno mai fatto e cioè che tassasse in modo consistente i grandi patrimoni. I preti, da parte loro, vorrebbero che il governo salvasse “capra e cavoli”, profitti e salari, reddito da lavoro e profitto da sfruttameto del lavoro salariato, con buona pace dei licenziati, disoccupati, precari, clandestini, miseri e affamati perché “loro sarà il regno dei cieli”!

 

Proletari! Compagni!

 

Siete stati chiamati dalla Cgil ad uno sciopero generale contro la manovra antioperaia del governo. Ma questo sciopero, come purtroppo tutti gli scioperi generali, e non, proclamati e condotti dalla Cgil o dagli altri sindacati tricolore nel passato, non sortirà nulla di buono per le vostre condizioni di esistenza e di lavoro! E’ la politica generale dei sindacati tricolore, e dei partiti che li sostengono, la politica di conciliazione tra gli interessi proletari e gli interessi capitalisti che non offre una effettiva ed efficace difesa delle condizioni di vita e di lavoro proletarie. La dimostrazione l’avete davanti agli occhi da anni: le condizioni di vita e di lavoro proletarie sono progressivamente peggiorate non solo perché la classe dominante borghese le ha sistematicamente attaccate per salvaguardare i suoi profitti, ma anche perché da parte delle organizzazioni sindacali, e da parte dei partiti cosiddetti di “sinistra”, non vi è mai stata una politica e un’azione che andasse a contrastare efficacemente quegli attacchi. L’enorme diffusione della precarietà del lavoro e del salario non è piombata fatalmente dal cielo come una tempesta tropicale: fa parte di un cosciente programma borghese di lungo periodo atto a contrastare la concorrenza mondiale e la caduta tendenziale del saggio medio di profitto capitalistico con misure che addossano sulla pelle dei lavoratori salariati le conseguenze più drammatiche di quei fenomeni che dipendono esclusivamente dal sistema economico capitalistico e dalle sue inevitabili crisi.

La comunanza di interessi tra sindacati e partiti tricolore e classe dominante borghese è evidente: venduti e corrotti dalla classe borghese al fine di ingannare le masse proletarie sul piano della conciliazione di classe e della collaborazione per una economia passata per “bene comune”, i sindacati tricolore e i partiti operai opportunisti e ministerialisti continuano la loro opera di intossicazione borghese e demcratica delle masse proletarie, preparandole ogni anno che passa a sacrifici sempre maggiori fino a quando la crisi capitalistica sarà talmente profonda e acuta che l’unica via d’uscita che gli Stati troveranno sarà quella di farsi la guerra, non importa quale sarà occasionalmente il pretesto.

Contro la politica suicida della conciliazione tra le classi e della collaborazione interclassista, i proletari devono reagire sull’unico terreno sul quale è effettivamente possibile lottare a viso aperto e solidarmente con i proletari di ogni altra categoria, settore o nazionalità: il terreno della lotta di classe, accettando la realtà degli antagonismi di classe che esistono in questa società e che la borghesia mimetizza con le formule e le pratiche della democrazia. Quando i lavoratori vengono licenziati, precipitati nella disoccupazione e nella miseria, non c’è “principio democratico” che tenga: il capitalista continuerà ad intascare profitti succhiando lavoro e sangue proletario, e in più, userà la massa di disoccupati e di sottopagati per costringere gli altri proletari ad accettare condizioni di lavoro e di vita peggiori di quelle che fino a quel momento possedevano.

 

La via d’uscita è l’unione dei proletari in una sola lotta, nella lotta di classe!

Contro l’attacco sempre più duro alle condizioni proletarie di esistenza e di lavoro,

per l’unificazione di classe di tutti i proletari a difesa esclusiva dei loro interessi immediati!

L’ennesima manovra antioperaia del governo borghese va contrastata con la lotta di classe, con lo sciopero ad oltranza senza preavviso e senza limiti di tempo prefissati!

Aumenti di salario secondo il rialzo del costo della vita, maggiore per le categorie peggio pagate! Salario integrale ai licenziati, ai disoccupati, ai pensionati!

Per la riorganizzazione di classe in difesa delle condizioni di vita e di lavoro e della lotta classista!

 

 

Partito comunista internazionale (il comunista)

5 settembre 2011 

www.pcint.org

 

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