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Abbasso le nuove criminali violenze dello stato israeliano!

Solidarietà con le masse proletarie palestinesi!

 

 

La sera di giovedì 12 giugno tre giovani – Gilad Shaar, Yfal Efrad e Naftali Frankel – sono stati rapiti da due miliziani sospettati di essere legati a Hamas, l’organizzazione politica islamica che governa Gaza, mentre facevano autostop a un incrocio nei pressi di Gush Etzion, una colonia ebraica in territorio palestinese. Da quel momento sono trascorsi 18 giorni prima che i cadaveri dei tre giovani coloni venissero trovati. Questi 18 giorni sono costati la vita ad almeno 6 palestinesi in Cisgiordania (di cui uno minorenne), hanno provocato non meno di 600 arresti arbitrari, la chiusura di innumerevoli centri e organizzazioni, oltre a furti con scasso nelle sedi di molti media stranieri (1), al blocco di molte strade e numerosi altri abusi perpetrati dall’esercito israeliano contro la popolazione sotto il pretesto della ricerca  e della cattura dei rapitori.

Sono state anche due settimane di politica aggressiva e intimidatoria da parte del governo di Netanyahu che ha accusato Hamas dell’accaduto, minacciando misure di ritorsione per disintegrare del tutto questa organizzazione, rivolgendo anche appelli ai responsabili dell’Autorità Palestinese (AP) di Abu Mazen affinché prendessero le distanze e rompessero l’unità della borghesia palestinese (2). Non è stato sorprendente vedere Abu Mazen affrettarsi a condannare pubblicamente il rapimento, mentre il suo capo in esilio, Khaled Mechaal, ha dichiarato che, pur essendo all’oscuro di quanto era accaduto, appoggiava qualunque azione contro l’occupazione israeliana(3), indipendentemente dal fatto che queste azioni fossero dirette contro proletari, piccoloborghesi o militari, sottintendendo così che ogni ebreo è un bersaglio.

Janin Zoabi, deputato del parlamento israeliano e membro della “coalizione araba”, dichiarando che i membri di Hamas non sono terroristi, ma combattenti per la libertà (4),  ha provocato l’appello al suo linciaggio pubblico: a tutti i livelli dei social network molti hanno chiesto la sua morte.

Nel corso di queste due lunghe settimane, i membri della destra radicale e fascista sionista, in primo piano nella complicità col governo, hanno utilizzato le dichiarazioni di Janin Zoabi per lanciare delle infiammate tirate razziste che sembrano una parodia della propaganda del terzo Reich (5): “Morte agli arabi”, “Sono tutti nemici”, “Sopprimere i traditori”, “Un arabo buono è un arabo morto”, “Pena di morte per i mejablim (terroristi in ebraico)”; e, dopo il ritrovamento dei cadaveri, nuova ondata di “Morte agli arabi, “Che l’esercito li bruci”, “L’odio per gli arabi non è razzismo, è coraggio”; e tante altre  espressioni razziste che sono penetrate nei vasti strati medi e, purtroppo, anche nel proletariato ebraico, rendendoli complici di questo delirio razzista (6).

 

MANOVRE STATALI

 

Domenica 30 giugno, intorno alle 17, nel villaggio di Halul, nei pressi di Hebron, grazie all’affiancamento di squadroni civili alle forze militari, vengono rinvenuti tre cadaveri (7). Poco tempo dopo giunge la conferma che si tratta dei tre giovani che erano stati rapiti. Il governo tiene una riunione speciale per decidere come reagire. Il Primo ministro Netanyahu promette misure di ritorsione e attacchi su Gaza, e così ha inizio la demolizione delle abitazioni dei presunti colpevoli (8).

Dopo la sepoltura dei giovani durante le esequie di massa, sono emersi alcuni fatti non noti all’opinione pubblica. Il più importante di tutti è la registrazione della telefonata di uno degli ostaggi fatta alla polizia per informarla del rapimento; poi il rumore di spari e, verosimilmente, delle grida di dolore dei giovani e di gioia dei rapitori (9). Questo non ha fatto altro che confermare i sospetti di un assassinio deliberato, dato che i rapitori non hanno mai avanzato rivendicazioni e che nessuna organizzazione ha rivendicato il rapimento.

In altre parole, il governo sapeva quasi certamente che i giovani erano stati uccisi, ma, ciononostante, ha utilizzato i media prezzolati per giustificare un’operazione condotta congiuntamente con l’AP corrotta e venduta (10) allo scopo di smantellare in Cisgiordania il partito di Hamas, che era il principale obiettivo di Netanyahu (11), rafforzando così il dominio delle sue marionette nella sventurata Palestina occupata. Ma è e sarà sempre il proletariato arabo palestinese a subire le conseguenze dirette di tutto questo; uccisioni, espropriazioni, arresti arbitrari e innumerevoli sofferenze sono il pane quotidiano della popolazione palestinese. E ancora una volta sotto gli occhi del mondo intero, senza che ciò susciti alcuna reazione da parte dei cosiddetti “paesi democratici”…

 

TERRORISMO...

 

I rapitori non sono stati trovati, ma hanno già un nome per i media israeliani: Marwan Abu Eisha Kawasme e Amar, due militanti di Hamas che in passato sono stati detenuti nelle carceri israeliane. È vero che l’assassinio dei tre giovani, due dei quali minorenni, semplicemente perché erano ebrei, senza alcun preciso obiettivo politico, è di un’imbecillità criminale, ispirata dal metodo dell’odio razziale che il fondamentalismo islamico, ultranazionalista, reazionario e antioperaio, inculca nei suoi militanti, giovani senza avvenire né prospettive; ma resta il fatto che questi attacchi sono fondati su una base materiale ben reale e tangibile.

Lo Stato colono israeliano, con l’occupazione dei territori palestinesi, fomenta l’oppressione nazionale e si allea con la borghesia palestinese rappresentata dall’AP per opprimere il vasto proletariato palestinese: da un lato, le aziende israeliane pagano meno del salario minimo israeliano nei territori occupati, determinando un generale aumento della povertà che ha più volte causato manifestazioni e scioperi contro il governo palestinese; dall’altro, esercitando una continua oppressione nella fascia di Gaza e il suo blocco, ne fa un vero e proprio ghetto: tutto ciò porta inevitabilmente a reazioni disperate.

Il malcontento del proletariato palestinese nei confronti di un’Autorità Palestinese e delle organizzazioni nazionaliste corrotte è stato in realtà recuperato da organizzazioni di tipo fascista panislamico, che promettevano di lottare contro la corruzione e di rompere con i capitolardi di Fatah; purtroppo le forze proletarie non sono riuscite ancora a trovare la via della lotta di classe e non possono quindi contare sulla presenza del Partito di classe, assenza dovuta alla sconfitta inflitta da parecchi decenni al proletariato internazionale ad opera dell’opportunismo, in particolare dello stalinismo, affossatore della Rivoluzione d’Ottobre e falsificatore del programma comunista.

Si tratta degli stessi opportunisti che oggi appoggiano l’AP e che approvano la violenza terroristica dello Stato sionista! Che formano un governo nazionale con gli islamici reazionari e antioperai! Sono gli stessi che cantavano le lodi di Stalin, padre dei popoli!

 

… E MARMAGLIA REAZIONARIA

 

Oggi il nazionalismo ebraico ha fatto una nuova vittima, Mohamed AbuKhdir, di 16 anni, rapito e bruciato vivo e poi abbandonato in una foresta neri dintorni di Gerusalemme, verosimilmente da estremisti ebrei per vendicare la morte dei tre giovani coloni (12).

Oggi, mentre alcune organizzazioni sioniste di estrema destra girano per le strade gridando “Morte agli arabi” e picchiano ogni arabo che incontrano (13),  gli schifosi media israeliani parlano solo degli errori commessi dalla polizia nella ricerca dei giovani ebrei rapiti (14) e pubblicano un mare di foto e di scritti, pubblicati nei vari siti social, che incitano all’odio razziale contro gli arabi, mentre non dicono una parola sui morti in Palestina o sul dolore delle madri palestinesi che non ha mai avuto l’onore  di essere posto sotto gli occhi dell’ONU (15).

Oggi, che le differenti fazioni della sinistra israeliana fanno appello alla calma, organizzando manifestazioni per far sapere che non tutti sono favorevoli alla violenza (16); che loro sono per la pace, e che bisogna riconciliare i due popoli mediante un negoziato – vale a dire riconciliare due borghesie che in realtà sono già d’accordo contro i proletari, dimostrando chiaramente la necessità di riaffermare che i pacifisti finiscono sempre per collegarsi ai guerrafondai: è per questo che la naturale risposta dei figli dei proletari palestinesi, che scendono nelle strade per scagliare pietre, distruggere le telecamere di sorveglianza, bruciare pneumatici ed erigere barricate in ricordo del piccolo martire, viene condannata dai pacifisti come degli eccessi che non contribuiscono alla pacificazione sociale (17)!

Oggi che si moltiplicano i bombardamenti terroristici israeliani su Gaza facendo decine di vittime fra la popolazione, mentre gli Stati arabi borghesi fanno mostra di indifferenza o di aperta complicità (Egitto) con lo Stato ebraico.

Oggi che i furfanti imperialisti danno carta bianca al governo israeliano mentre condannano i lanci di razzi da parte di Hamas (lanciati a caso in direzione delle città israeliane, non rappresentano affatto una minaccia militare contro Israele, ma, mirando alla popolazione civile, in definitiva non fanno che saldare la  popolazione ebrea con i propri dirigenti contro i “terroristi”) (18).

Oggi, ciò che va denunciato e contro cui bisogna lottare sono l’occupazione e la colonizzazione, le ingiustizie e le espulsioni, l’oppressione e la violenza subite quotidianamente dai palestinesi e , in primo luogo, dal proletariato palestinese. Questa violenza, a causa della disintegrazione di tutte le organizzazioni sedicenti di sinistra o “marxiste”, che, tutte, hanno capitolato di fronte all’ordine e alla pace borghese e che si sono messe al sevizio della controrivoluzione, alimenta in Palestina un movimento reazionario opposto agli interessi di classe dei proletari i quali vedono nei loro fratelli di classe israeliani solo obiettivi della lotta nazionalista e capitalista. È, questa, la tragedia delle masse proletarie rimaste prive di qualunque organizzazione di classe e isolate di fronte all’oppressione.

Sfruttati in tutti i paesi, che si tratti di Israele, Libano, Giordania o Cisgiordania, i proletari palestinesi sono l’espressione vivente del fatto che i proletari non hanno patria. La lotta contro l’oppressione nazionale e lo sfruttamento capitalistico che subiscono potrà concretizzarsi solo attraverso un lungo e difficile cammino per collocarsi su posizioni di classe, per costituire le proprie organizzazioni proletarie indipendenti, e lavorare per la rivoluzione comunista internazionale – sola via per eliminare ogni oppressione e ogni sfruttamento – in stretto collegamento con i proletari della regione mediorientale e del mondo.

Il ricorso ai metodi della lotta di classe e la ripresa della lotta di classe sono le condizioni per l’alleanza fra lavoratori ebrei e arabi; ma ciò non si potrà realizzare fino a quando i proletari della nazione dominante – i proletari ebrei di Israele – non troveranno la forza di rompere la collaborazione di classe con la loro criminale borghesia, di manifestare la loro opposizione all’oppressione nazionale esercitata in nome loro sui palestinesi e la loro solidarietà con i propri fratelli di classe. Allora potranno riunirsi con i proletari degli altri paesi per lo stesso obiettivo: il rovesciamento degli Stati borghesi e l’instaurazione della dittatura internazionale del proletariato per liquidare il sistema capitalistico, unico mezzo per farla finita con tutte le ingiustizie, tutte le oppressioni, tutti gli antagonismi e tutti i conflitti nazionali, razziali o religiosi che ne sono le conseguenze.

In questa prospettiva il ruolo dei proletari dei grandi paesi imperialisti è particolarmente cruciale perché è l’appoggio del “loro” Stato, della “loro” borghesia che permette allo Stato israeliano di avere mano libera contro le masse palestinesi; il migliore sostegno che essi possono dare ai proletari e alle masse palestinesi consiste nell’aperta ripresa della lotta anticapitalistica, nella effettiva realizzazione dell’unione di classe con i loro fratelli di classe immigrati, dunque con la totale rottura con l’interclassismo democratico, nazionalista o xenofobo, per far vivere l’internazionalismo proletario.

 

Per l’unità di tutti i proletari!

Per la ricostituzione del partito di classe internazionale!

Per la rivoluzione comunista mondiale!

 


 

(1)http://rt.com/news/167628-israel-raid-rt-office/

(2)http://www.jerusalemonline.com/news/middle-east/israeli-palestinian-relations/abu-mazen-we-are-committed-to-locating-the-kidnapped-boys-6040. La AP que controla Cisjordania y Hamas que controla Gaza, han llegado a un acuerdo de unión, lo que ha suscitado la cólera del gobierno israelí, ya que esto permitiría un mayor margen de maniobra a la AP en la mesa de negociaciones frente a su amo israelí.

(3)http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4533751,00.html

(4)http://www.jpost.com/Pillar-of-Defense/Zoabi-Kidnappers-are-not-terrorists-theyre-fighting-occupation-359609

(5)http://www.i24news.tv/en/news/israel/diplomacy-defense/36075-140702-security-council-condemns-murders-of-israeli-teens

(6) http://www.haaretz.com/news/national/1.602661

(7)http://www.jpost.com/Operation-Brothers-Keeper/Large-number-of-IDF-forces-gather-north-of-Hebron-in-search-for-kidnapped-teens-361048

(8)http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4536477,00.html

(9)http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4536301,00.html

(10)http://mondoweiss.net/2014/06/ramallah-palestinian-authority.html

(11)http://dailysurge.com/2014/06/israel-will-stop-hamas-completely-destroyed/

(12)http://www.haaretz.com/news/diplomacy-defense/1.603493

(13)http://www.israelhayom.com/site/newsletter_article.php?id=18553

(14)http://www.unwatch.org/site/apps/nlnet/content2.aspx?c=bdKKISNqEmG&b=1316871&ct=14002115

(15)http://maki.org.il/%D7%90%D7%9C%D7%A4%D7%99%D7%9D-%D7%91%D7%94%D7%A4%D7%92%D7%A0%D7%94-%D7%91%D7%AA%D7%9C-%D7%90%D7%91%D7%99%D7%91/

(16)http://www.maavak.org.il/maavak/?article=1243

(17)http://www.lemonde.fr/proche-orient/article/2014/07/12/l-embarras-international-face-a-l-escalade-a-gaza_4455919_3218.html.

(18)En grado e intensidad diferentes, la misma situación se vive en los grandes países imperialistas, donde amplios sectores de la clase obrera se encuentran empantanados en la colaboración de clase, que es el gran objetivo de la ideología democrática, e imbuidos de un sentimiento de superioridad xenófoba y racista con respecto a los proletarios inmigrados, cuya realidad presente le es completamente indiferente y la ven muy ajena a su futuro.

 

 

Partito comunista internazionale (il comunista)

11 Luglio 2014

www.pcint.org

 

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