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Prises de position - Prese di posizione - Toma de posición - Statements                        


 

Riprendere la lotta unificata tra proletari occupati e disoccupati, per i propri interessi indipendenti ed autonomi dal collaborazionismo sindacale e tricolore, contro i governi borghesi di qualsiasi colore!

 

 

La crisi di sovrapproduzione del capitalismo non ha altra via per difendere un tasso di profitto soddisfacente che quello di aumentare la concorrenza tra proletari per ridurre i costi di produzione e aumentare lo sfruttamento della forza lavoro.

Tutte le misure adottate finora fanno leva sul ricatto del posto di lavoro e la divisione dei proletari i quali saranno sempre più precari, disoccupati, e se anche un posto di lavoro lo mantengono esso sarà sempre più equivalente ad un salario da fame.

Tutte le forze di marca riformista o del sindacato collaborazionista che predicano ricette diverse di gestione della crisi del capitalismo, predicano il falso e di fatto deviano sistematicamente i proletari dall’unico terreno dal quale essi possono ripartire per potersi difendere efficacemente dalle gragnuole di attacchi portati dai padroni in questi ultimi anni: il terreno della lotta indipendente di classe, e per i loro esclusivi interessi.

Il padronato ha in mano i mezzi di produzione, i capitali, è difeso dallo Stato borghese e dalle sue leggi, nel difendere i suoi interessi usa tutta la forza che possiede per scaricare sul proletariato i costi delle crisi economiche e far ripartire un tasso di profitto soddisfacente a valorizzare i loro capitali. Quindi devono spingere i proletari ad una maggiore produttività in cambio di salari sempre più bassi, aumentando la concorrenza tra lavoratori, sia italiani che immigrati, alimentata dal ricatto di un posto di lavoro che, in realtà, diventa sempre più precario. Per questo il governo borghese di Centro-sinistra (come ieri quello di Centro-destra perché, al di là del colore politico, tutti difendono il modo di produzione capitalistico e gli interessi del Capitale quindi soprattutto di chi sfrutta i proletari) deve togliere qualsiasi garanzia anche minima in caso di licenziamento di proletari poco produttivi, troppo vecchi o non più convenienti per i padroni. 

I proletari hanno il numero e l’organizzazione da poter opporre, ma devono avere obiettivi unificanti, e forme di lotta classiste che possano realmente intaccare la produzione dei profitti del padronato e della classe borghese che domina la società. La produzione di profitto è la linfa vitale per il loro potere economico e politico: solo interrompendola senza preavviso e per lunghi periodi, come è successo nelle lotte operaie del passato, può aprire la via a una reale difesa delle condizioni di esistenza del proletariato. E’ nello sciopero senza preavviso e ad oltranza, nei picchetti contro i crumiri, nell’allargamento della lotta alle diverse fabbriche, in solidarietà ed unione con chi è stato licenziato e  chi è disoccupato, che i proletari possono recuperare un rapporto di forza reale da contrapporre al padronato.

I proletari devono riprendere in manole sorti delle proprie condizioni di vita e di lavoro senza più delegare al collaborazionismo sindacale la loro lotta e i loro obiettivi sistematicamente incanalati nel binario morto della conservazione sociale, della concertazione, della cogestione dell’economia di mercato, cioè nell’ anteporre sempre ai bisogni dei proletari quelli dell’azienda, dell’economia nazionale, dove solo i padroni ci guadagnano. Non a caso, soprattutto in questi ultimi anni, la lotta diretta dai sindacati tricolore non è mai andata ad intaccare gli interessi del capitale. Gli scioperi sono fatti con il contagocce, e sempre molto in ritardo rispetto agli attacchi subiti, con lunghi preavvisi e nessun lavoro per coinvolgere realmente i proletari nella organizzazione della lotta e degli obiettivi da opporre ai padroni e al governo, e nessun obiettivo reale utile ad unificare tutti i proletari in una lotta unica.

Le condizioni in cui lavorano i proletari sono peggiorate drasticamente, il salario legato alla produttività del lavoro e non al caro vita và immiserendo sempre più. Di fronte a questa situazione in cui i proletari sono demoralizzati, disuniti, confusi, messi in concorrenza gli uni contro gli altri, di fatto disorganizzati dagli stessi sindacati tricolore, i padroni diventano sempre più prepotenti calpestando senza scrupoli i diritti che i proletari hanno conquistato in tanti anni di lotta e le leggi del loro stesso Stato! La lotta operaia, per unificare le forze e per essere efficace, deve mettere in primo piano le rivendicazioni che vanno ad intaccare gli interessi dei padroni, quindi: forti aumenti salariali, a partire dalle categorie peggio pagate, tenendo conto del bilancio di una famiglia proletaria. Si deve lottare contro l’aumento degli straordinari e degli orari di lavoro, contro la soppressione delle pause, contro l’aumento dei ritmi e dei carichi di lavoro, nei turni di notte e di giorno; si deve lottare per la riduzione dell’orario di lavoro giornaliero a parità di salario, ciò permette anche di ridurre gli infortuni sul lavoro e la nocività che sta aumentando drasticamente proprio perché lo stress e la stanchezza fa diminuire l’attenzione sui pericoli insiti nel posto di lavoro. Si deve lottare contro i licenziamenti mettendo in campo la solidarietà tra proletari, si deve lottare contro la precarietà e per contratti stabili, ma, soprattutto, l’obiettivo specifico per i proletari verso lo Stato borghese che, nei fatti, non riesce ad assicurare un posto di lavoro a milioni di proletari disoccupati, deve essere sempre più un salario di disoccupazione (non un misero assegno per qualche periodo di tempo): O salario da lavoro o di disoccupazione, ma che sia un salario che faccia vivere dignitosamente la famiglia proletaria, perché i proletari vogliono poter vivere e vivere dignitosamente.

Per esigenze di mercato o a causa delle leggi del profitto capitalistico i proletari vengono licenziati e perdono, secondo le leggi borghesi scritte e non scritte, il “diritto” ad avere un salario dignitoso: la loro prospettiva perciò non è che di miseria e di fame o di morte. Quale altra via possono imboccare i proletari? La via dell’unione nella lotta e lottare per non morire!

 

 

Partito comunista internazionale (il comunista)

9 Novembre 2014

www.pcint.org

 

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