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Prises de position - Prese di posizione - Toma de posición - Statements                        


 

Abbasso l’«unione sacra»! Abbasso la Repubblica borghese!

No alle guerre di religione, No alla democrazia imperialista!

Sì alla guerra di classe contro il capitalismo!

 

 

ABBASSO L’UNIONE NAZIONALE!

 

Dopo l’attacco contro la rivista satirica francese Charlie Hebdo, la formidabile potenza dei media e della propaganda borghese è entrata in azione per utilizzare l’emozione nata da questo sanguinoso massacro a favore dell’«unione nazionale» e dei «valori della Repubblica». Governo, partiti di sinistra, di destra e di estrema destra (scartato dagli organizzatori della marcia tenuta a Parigi, il Fronte Nazionale chiama a manifestazioni in provincia), direzioni sindacali e associazioni di ogni tipo chiamano a grandi raduni unitari: ricchi e poveri, disoccupati e capitalisti, operai e padroni chiamati a sfilare insieme per la «libertà di espressione» e contro il «terrorismo», dietro i capi politici e i responsabili governativi francesi e di altri paesi, italiani, tedeschi, spagnoli, inglesi ecc. o turchi come il primo ministro di un governo che getta in carcere decine di giornalisti, che ha represso nel sangue i manifestanti curdi (trenta morti) e che sostiene l’azione di gruppi djiadisti in Siria, o israeliani come Netanyau ancora sporco del sangue delle vittime di Gaza ecc.: una vera santa alleanza imperialista!

Il presidente americano Obama che, contrariamente alle sue promesse, ha rifiutato, di chiudere il lager di Guantanamo dove imputridiscono da anni senza processo prigionieri sottoposti alle torture più raffinate, che ha autorizzato l’assassinio all’estero di sospettati «terroristi» (e che ha soprattutto provocato la morte di molti civili nei bombardamenti coi droni), che ha organizzato una nuova guerra in Iraq e in Siria, che ha giustificato la sorveglianza onnipresente dei servizi segreti USA intercettando le telefonate e i siti e le corrispondenze via internet in tutto il mondo, che è rimasto silenzioso di fronte alla morte di giovani Neri ammazzati da poliziotti del suo paese ecc. ecc.; il presidente Obama ha affermato pubblicamente la sua «solidarietà» con le vittime dell’attacco contro Charlie Hebdo in nome degli ideali di «libertà e degli ideali che sono i nostri».

Ma questa libertà e questi ideali non sono quelli dei proletari e degli oppressi di tutto il mondo! Gli ideali proletari sono la lotta contro l’oppressione, sono l’indipendenza di classe, la liberazione dell’umanità dal giogo capitalista. Le grandi frasi retoriche e la compassione a comando diffuse da tutti i media sono, in realtà, al servizio di un’operazione di grande ampiezza per portare i proletari di ogni nazione a sostenere l’ordine borghese nel momento in cui, in Francia come in ogni altro paese, mostra sempre più apertamente la sua faccia repressiva e oppressiva.

 

Abbasso le guerre borghesi, viva la guerra di classe!

 

Politici di ogni schieramento hanno affermato: «siamo in guerra». E’ una verità incontestabile.

Ma si tratta di ben altro che di operazioni di polizia contro un pugno di criminali: la Francia fa parte di Stati imperialisti che sono i veri grandi terroristi a livello mondiale, saccheggiando e massacrando gli sfruttati e gli oppressi su tutto il pianeta, attizzando dappertutto le guerre. Senza riandare alle carneficine ancora recenti delle guerre coloniali o dei genocidi in Africa, veri «valori» della Repubblica francese, e di ogni altra repubblica borghese, e restando all’attualità immediata, il governo Hollande è molto fiero del fatto che la Francia è stata il secondo paese nel 2014 ad impegnarsi a fianco degli Stati Uniti nella nuova guerra in Medio Oriente mentre si susseguivano ad un ritmo veloce gli interventi militari francesi in Africa. Il ministro della Difesa francese alla fine del 2014 si vantava che nel Sahel, in un anno, «quasi 200 terroristi» sono stati «neutralizzati» dai soldati francesi (sembra che non facessero prigionieri...) e più di recente egli ha affermato che un intervento militare in Libia sarebbe necessario. Le tendenze tradizionalmente guerriere della Repubblica francese tornano con forza sotto l’attuale governo «di sinistra». E per poter continuare a modo suo le operazioni militari in difesa degli interessi imperialisti francesi, il governo sa quanto è stata utile l’unità nazionale nel 1914, in Francia come in tutti i paesi che hanno partecipato allo scontro bellico, sa quanto è stata condizione necessaria per innescare e condurre la guerra in Europa...

Ma la guerra che conducono senza tregua i capitalisti e i governi borghesi in tutti i paesi, è la guerra sociale interna contro i proletari, anche se questa guerra sociale – lo sfruttamento capitalistico – non si traduce abitualmente in conflitti armati (le sanguinose repressioni di lotte operaie sono riservate a determinati periodi dove il proletariato tenta di liberarsi delle sue condizioni di schiavitù), ma in incidenti causati dal sovracarico di lavoro, in morti per mano dei poliziotti, in licenziamenti, nella precarietà e nella miseria crescente. Allorché non vi è stata una vera ripresa dopo la grande recessione del 2008, il capitalismo è oggi minacciato di ripiombare in una nuova crisi economica internazionale. Ciò significa inevitabilmente nuove misure antioperaie, nuove «riforme sociali», in una parola un nuovo aggravamento della guerra sociale contro il proletariato dopo gli attacchi senza precedenti già portati nell’ultimo periodo. Si capisce, dunque, tutto l’interesse che hanno i governi e i capitalisti ad utilizzare i cadaveri delle «vittime del terrorismo», in nome di una preteso interesse comune «alla pace e alla tranquillità», per deviare i proletari dalla lotta di classe e trascinarli in una unione nazionale con i loro nemici di classe: non è di pace e di tranquillità che i proletari hanno bisogno per far fronte agli attacchi dei capitalisti, ma di tornare alla vera lotta, alla guerra di classe!

 

Terrorismo islamista reazionario

 

Da parte loro, gli autori del massacro e i loro ispiratori sono egualmente avversari della lotta di difesa proletaria contro i capitalisti. Contrariamente a ciò che sostengono i media, essi non lottano contro la «libertà di espressione» (che, in realtà, non è ammessa dai borghesi se non nella misura in cui non li disturba) o contro la «democrazia» (sistema di collaborazione di classe fondato sulla menzogna dell’eguaglianza di tutti i cittadini); secondo gli ideologi di Al Qaida, cui rivendicano di appartenere i terroristi, i proletari musulmani non dovrebbero esitare ad ammazzare e ad essere ammazzati non per difendere i loro interessi di classe, ma per difendere il profeta! Predicando l’unione dei credenti e la guerra di religione al posto della lotta di classe, presentando come bersagli non gli sfruttatori ma coloro che si oppongono alla loro religione, essi difendono, in realtà, come tutti i religiosi, gli interessi della classe dominante, troppo felice, a dispetto delle apparenze, di vedere la lotta religiosa sostituirsi alla lotta proletaria e diffondersi fra i giovani proletari figli di immigrati: l’oppio religioso è stato sempre utilizzato dagli sfruttatori per imbrogliare gli sfruttati!

D’altronde, coloro che hanno perpetrato questi attacchi, o coloro che li hanno ispirati, sapevano che il risultato principale sarebbe stato quello di gettare il sospetto su tutta la popolazione d’origine araba, di rafforzare le discriminazioni di fatto presenti su di essa e gli abusi polizieschi di cui essa è vittima, di esacerbare il razzismo e la divisione fra proletari di origini differenti, divisione che è un fattore decisivo dell’impotenza attuale del proletariato.

 

Né la guerra di religione, né la pace sociale, ma la lotta di classe è la via di salvezza per i proletari di ogni origine!

 

Attraverso l’intermediazione dei suoi rappresentanti politici e con il sollecito aiuto dei suoi lacché politici e sindacali, la classe dominante chiama a costituire e a rinforzare l’ «unione nazionale» intorno a sé, mentre essa stessa semina miseria e guerra nel mondo intero, mentre essa aggrava costantemente a partire da casa propria le ineguaglianze e lo sfruttamento, mentre essa rafforza incessantemente le misure di sorveglianza e di repressione contro un «nemico interno» che non è altro che il proletariato!

I proletari non devono cadere nella grossolana manovra politica architettata in nome della lotta contro il «terrorismo»: essi devono rifiutare ogni unione con i loro sfruttatori, devono rifiutare la difesa della Repubblica imperialista e della democrazia borghese – in parole povere, la difesa del sistema capitalista che li massacra. Il capitalismo, le cui vittime nel mondo si contano a decine di milioni è infinitamente più criminale e più terrorista di tutti gli djihadisti messi insieme; il capitalismo che, per superare le sue crisi di volta in volta sempre più gravi e ripetute, piomberà inevitabilmente l’umanità in una nuova guerra mondiale se la rivoluzione comunista internazionale non riuscirà ad abbatterlo per tempo.

I borghesi e i loro lacché sperano che i proletari restino il più a lungo possibile sottomessi all’ordine capitalista, spinti in particolare dalla paura della minaccia terrorista islamica o dalla paura delll’estrema destra tradizionale. Ma, siccome sanno che le basi materiali di questa sottomissione non cessano di indebolirsi nella misura in cui le difficoltà economiche spingono il capitalismo ad accrescere continuamente la sua pressione sulla classe operaia, i borghesi utilizzano tutte le occasioni, e le più sanguinose sono le più efficaci, per rialimentare la paralizzante unione interclassista.

Se i proletari vogliono rompere con la loro schiavitù, se non vogliono più servire come carne da cannone nei conflitti inter-borghesi e di carne da sfruttare nella vita di tutti i giorni, essi non hanno altra soluzione che di opporsi a questa unità nazionale, non hanno che da spezzare la collaborazione di classe e ritrovare la via della lotta rivoluzionaria di classe. Il rovesciamento del capitalismo attraverso la rivoluzione è indispensabile per mettere fine agli innumerevoli orrori di questo sistema, e perché nasca una nuova società senza classi e senza guerre, senza sfruttamento e senza discriminazioni, una società basata sulla fraternità reale tra tutti gli esseri umani: il comunismo.

L’unione dei proletari di ogni origine e di ogni nazionalità è la condizione per resistere a tutti gli attacchi capitalistici e per trovare la forza di passare in seguito all’attacco contro il capitalismo in ogni paese. I proletari non hanno da perdere che le loro catene, hanno un mondo da guadagnare!

 

Abbasso l’unione nazionale! Viva l’unione di tutti i proletari nella lotta di classe anticapitalistca!

Abbasso la Repubblica borghese! Viva la rivoluzione comunista mondiale!

 

 

Partito comunista internazionale (il comunista)

11 Gennaio 2014

www.pcint.org

 

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