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Prises de position - Prese di posizione - Toma de posición - Statements                


 

Venezuela:
Le elezioni sono un inganno
Viva la lotta di classe indipendente!

 

 

«La Comune – scrisse Marx – non doveva essere un organismo parlamentare, ma di lavoro, esecutivo e legislativo allo stesso tempo...

«Invece di decidere una volta ogni tre o sei anni quale membro della classe dominante dovesse mal rappresentare [ver-und zertreten] il popolo nel Parlamento, il suffragio universale doveva servire al popolo costituito in comuni così come il suffragio individuale serve ad ogni altro imprenditore privato per cercare gli operai e gli organizzatori della sua azienda».

Questo paragrafo di Marx sulla Comune di Parigi, citato da Lenin nel suo libro "Stato e Rivoluzione” mostra – in un’epoca in cui i dirigenti proletari potevano ancora partecipare positivamente alle elezioni e ai parlamenti borghesi – la vera natura delle istituzioni borghesi e, tra queste, il voto ogni determinato numero di anni per ottenere sempre gli stessi risultati.

Oggi, a 150 anni dalla Comune di Parigi, ciò che Marx già vedeva con diffidenza, oggi non è altro che una mondiale porcheria politica ultraopportunistica. Anche negli anni ’20 del secolo scorso, per Lenin e Trotsky la tattica della partecipazione alle elezioni e ai parlamenti borghesi fu sempre un aspetto secondario... Ma verifichiamo nei fatti la frase di Marx:

Oggi, i dirigenti chavisti, come tutti gli opportunisti di ieri e di oggi, considerano le elezioni e il parlamento costituente - dei futuri carnefici del proletariato - come la quintessenza dell’attività politica delle masse dirette e controllate dall’apparato di governo. Ma che cos’ha portato di buono l'elezione di Maduro o dell'Assemblea nazionale costituente, o quella di nuovi governatori? Le cose sono migliorate? Niente affatto! Sono peggiorate notevolmente! Contemporaneamente, i capitalisti sfruttatori, soprattutto quelli legati al chavismo (1), si sono arricchiti in vari modi (2). Le cifre che riportiamo più avanti indicano chiaramente le conseguenze dirette e indirette di questi processi elettorali e parlamentari, ai quali, nonostante tutto, i proletari continuano a partecipare in massa; quindi non è un caso che il chavismo possieda una gigantesca macchina da guerra elettorale, mediante la quale usa e abusa del meccanismo democratico.

Uno dei "miracoli" che avvengono durante le elezioni è la "scomparsa delle classi sociali", sostituite da, o ridotte a, una maggioranza e una minoranza! Lì, nelle urne, il voto del salariato ha lo stesso peso di quello del milionario! Ma questo "miracolo" della democrazia, come tutti i miracoli, è un miraggio. Infatti, il peso politico del borghese non ha assolutamente nulla a che fare con quello di un disoccupato, dato che il primo appartiene alla classe dominante e l'altro alla classe dominata e sfruttata; prova ne è che le più importanti decisioni politiche e amministrative, i dirigenti borghesi chavisti non le hanno prese in alcun parlamento costituente!

Questi "rapporti di classe" non possono essere modificati con una scheda elettorale, e non possono cambiare se non con la forza; cioè per mezzo della rivoluzione violenta che faccia crollare il potere della classe dominante, distruggendo lo Stato e instaurando la dittatura del proletariato al posto della dittatura della borghesia, che si maschera dietro il miraggio della democrazia.

 

OPPOSIZIONI

 

L'atteggiamento dell’opposizione borghese al chavismo è divisa per quanto riguarda i metodi da adottare per assicurarsi il governo: attraverso la via elettorale, il cui candidato sarebbe un transfuga del chavismo, il volubile Henry Falcon, o attraverso la via cospirativa, il cui capo sarebbe Julio Borges che chiede l'intervento militare degli Stati Uniti per sistemare gli errori della politica locale. Per dire la verità, se c’è una differenza tra le forze politiche ufficiali è che il partito al governo, insieme alle "opposizioni" di sinistra, sostegono un maggiore intervento dello Stato nell'economia, mentre l'opposizione di destra propone di lasciare che "la mano invisibile del mercato" risolva gli squilibri: entrambi, però, in funzione del capitalismo, o nella misura in cui i tassi di profitto della borghesia nazionale e straniera non diminuiscano.

Secondo i sondaggi di opinione (3), l'influenza politica di Maduro è pari a zero, tutti affermano che cresce la richiesta che se ne vada. Comunque le cose non sono così semplici, perché Maduro ha un partito che ha ancora un'enorme influenza nonostante la sua impopolarità.

 

LA SINISTRA CONTRO MADURO

 

L’"opposizione di sinistra" è composta da vari gruppi o tendenze di sinistra, per la maggior parte trotskisti, che possono essere definiti come la sinistra del chavismo, chavismo di sinistra, o chavisti antimaduristi, che non spaventano nessuno, e la cui influenza è relativamente scarsa. La sua frazione più organizzata è rappresentata dal partito trotskista morenista Marea Socialista, il cui obiettivo politico-elettorale sarebbe quello di una maggiore democrazia generica sia nel PSUV (4), sia negli organi di massa, reclamando sovranità per un governo "antimperialista" che emani leggi di "protezione degli investimenti esteri". Essi chiedono poi una patria socialista, la difesa del settore pubblico dell'economia (altrettanto sfruttatore di quello privato, se non di più), sovranità sulle risorse naturali, in sostanza un programma patriottico e capitalista. Ma, nonostante denuncino che il processo elettorale "è viziato", chiedono la partecipazione dei cittadini (5) perché votare è un diritto e "un diritto si difende esercitandolo".

Vi è poi la Plataforma del Pueblo en Lucha e del Chavismo Critico costituita da partiti, movimenti, sindacati, gruppi e altre organizzazioni della sinistra chavista e non chavista contraria al governo di Nicolas Maduro.

L'opposizione di Izquierda en Lucha, che è l'ultima iniziativa presa dai militanti del PSL (6), propone un "Coordinamento nazionale dei lavoratori e del popolo in lotta". Uno dei suoi dirigenti, Miguel Hernández, afferma che "Il popolo venezuelano intuisce che una nuova frode elettorale si prepara [?], come è accaduto con l'Assemblea costituente e con le elezioni municipali e regionali e quello che pesa nella sua vita quotidiana è la difficoltà di trovare il cibo per i propri figli” (7). In breve, chiamano le masse dei lavoratori a combattere unitariamente e a boicottare le elezioni; benissimo, ma denunciare le elezioni borghesi come una "frode" significa sperare che un giorno queste saranno oneste! Quindi il PSL non abbandonerà il campo squisitamente elettorale, se non per l'immoralità chavista!

 

IN CHE QUADRO AVVENGONO LE ELEZIONI NAZIONALI

 

Queste elezioni si svolgono in un quadro terribile dal punto di vista socio-economico: da quando Maduro è al comando, l'economia si è bruscamente contratta; secondo i dati del BCV (Banco Central de Venezuela), il Venezuela ha subito un calo della produzione del 33,4%, e, secondo da altri ricercatori, del 50%, "superiore a quello subito dalla Germania [in 4 anni di guerra, e sotto permanente bombardamento]”, cioè “una caduta superiore a quella subita da un paese in guerra che assiste alla distruzione della metà dei suoi impianti di produzione" (8). Se l'inflazione nel 2017 è stata del 700% a metà dell’anno e del 2000% alla fine dell’anno, entro il 2018 l'FMI calcola che il suo aumento arrivi al 13.OOO%. La capacità di acquisto dello Stato venezuelano non raggiunge i 10 miliardi di dollari in valuta, mentre nel 2012 aveva un fondo di 80 miliardi! Le conseguenze sono evidenti e si possono riassumere nel fatto che il salario reale attualmente non raggiunge i 10 $ al mese al tasso ufficiale, e meno di 3 $ con il dollaro al mercato parallelo. Uno studio dell’Università Simon Bolivar (USB) stima che 2 milioni 500 mila venezuelani hanno lasciato il paese nel corso del 2017. Le cifre possono essere esagerate, e il governo capitalista chavista le smentisce (9), ma il fenomeno, inedito in Venezuela, di migrazione di massa di lavoratori venezuelani è assolutamente reale...

L'origine di questa situazione, l'essenza di tutto questo, è stata un’enorme inefficienza per quanto riguarda il tema del RISPARMIARE (10), come fanno le formiche, invece di cantare come fanno le cicale, per i tempi duri o per il calo del prezzo del greggio. Oltre a questa inettitudine "culturale", vi è l'enorme pressione della finanza internazionale perché i paesi produttori delle materie prime si indebitino fino al midollo nei periodi dell’aumento... E questo è ben noto in Venezuela, da quel lontano "Venerdì nero” del 1982, quando la fuga delle valute si era trasformata in una emorragia. Nemmeno l'aumento del prezzo di cui gode attualmente il greggio venezuelano, può fare qualcosa per salvare il paese petrolifero dall'ecatombe sociale ed economica.

 

QUALE RISPOSTA DARE, COSA FARE?

 

La risposta che manca deve venire dalla classe operaia, che crede ancora di poterla esprimere votando alle elezioni presidenziali, statali ecc. La realtà è che i proletari, in quanto classe, e non individui singolarmente presi, non possono dare alcuna risposta efficace attraverso le elezioni, dal momento che così la forza collettiva scompare nell’urna in cui avranno  deposto il voto; ciò significa che la forza collettiva scompare per lasciare posto a individui isolati, che, singolarmente (e per di più posti sull’infido terreno dell‘elettoralismo dettato dalla borghesia), non hanno alcuna forza. I proletari come classe non possono esprimere le loro risposte se non nella lotta collettiva, la lotta di classe contro i capitalisti e il loro Stato.

Ma questa risposta collettiva, generale, tarda ad arrivare, e non è un caso. Il movimento chavista è stato capace di accaparrarsi e attrarre nelle sue fila, anche prima dell’esistenza del chavismo come partito PSUV, vasti strati del proletariato e delle sue avanguardie, come fece Mitterrand negli anni '80 del secolo scorso, cavalcando le ultime vibrazioni dell’onda del ’68 francese, che comprò tutte le coscienze proletarie più avanzate, promettendo carriere e posizioni importanti ai capi più accesi dell’epoca. In Venezuela, Chavez lo ha fatto grazie alle enormi risorse che, dopo l'aumento del prezzo del petrolio mondiale, sono ricadute sul Venezuela; il clientelismo era ed è il motore di tutte le politiche create dal governo chavista-madurista. Un presunto "socialismo", questo, che si basa sugli straordinari aumenti del petrolio, che rappresenta il 95% degli introiti del paese in valuta estera. Per questa e per altre ragioni, il compito sarà duro nella lotta dei proletari per la loro unità e per le lotte indipendenti e di classe. Visto nella situazione attuale, la strada è molto ripida, ma l'unica soluzione realista è rappresentata dalla lotta indipendente di classe e dalla costituzione del partito rivoluzionario della classe operaia.

 


 

(1) Un blocco di nazionalisti borghesi e piccolo-borghesi che sostengono Maduro con una strategia diversa da quella promossa dal MUD, il principale gruppo di opposizione. Vediamo di cosa si tratta: "I conti attualmente in possesso dei multimilionari venezuelani superano di oltre 10 volte l’intera somma nazionale come Riserve internazionali. È evidente che, se di transizione al socialismo si tratterà, i conti in dollari dei venezuelani all'estero non dovrebbero crescere in tale proporzione, soprattutto perché sono le imprese statali a generare il 97 per cento delle entrate in valuta estera del paese (dtai del 2013). Tutte le esportazioni private, in questi 10 anni di controllo del cambio e di transizione al socialismo, riuscirebbe appena ad accumulare circa 30 miliardi di dollari, partendo dal presupposto negato che gli impresari abbiano il potere di reinvestire il 100 per cento dei loro guadagni dalle esportazioni”. M. Sutherland, Crítica a la política económica del “socialismo del siglo XXI”.

(2) Le vie di arricchimento e accumulazione primitiva sono diverse, come la corruzione, contrabbando di prodotti estratti, benzina e perfino bolivares svalutati (!), fughe di capitali, fatture d’acquisto gonfiate o di prodotti inesistenti etc. Le dichiarazioni dell’economista venezuelano già citato sono eloquenti: "In soli dieci anni (2000-2010) la fuga di capitali dal Venezuela è stata equivalente al 43 per cento del PIL del 2010. Durante questo periodo, la fuga di capitali è stata 42 volte superiore rispetto alla Colombia e 10 volte superiore (in termini di PIL) rispetto al Brasile. Inoltre, l'esportazione e la privatizzazione di capitali in Venezuela sono stato superiori a quelle di 30 paesi (presi insieme) in America, un vero record di una borghesia che non fa altro che impoverire la classe operaia della nostra nazione e di un governo che si vede incapace di fermare una situazione così disperata”. (Ibidem)

(3) "Secondo lo studio (...) il 58,4% degli intervistati ritiene che la gestione di Nicolás Maduro sia ‘pessima’, il 16,6% pensa che sia ‘cattiva’ e il 4,3% pensa che ‘possa peggiorare’" (cfr. "http://www.el-nacional.com/noticias/politica/encuesta-asegura-que-1200-venezolanos-quieren-cambio-gobierno_222781

(4) PSUV, Partido Socialista Unido de Venezuela: questo partito, costituito all’inizio del 2008 su iniziativa del Movimiento Quinta Republica di Chavez, riunisce diverse forze politiche e sociali che appoggiano la cosiddetta “Rivoluzione bolivariana” guidata da Hugo Chavez Vi confluiscono anche diversi movimenti della sedicente “Sinistra rivoluzionaria” come i trotskisti Corriente Marxista Revolucionaria, Lucha de Clases e Socialismo revolucionario. E’ il più grande partito di “sinistra” dell’America Latina e dell’emisfero occidentale poiché conta oltre 5.700.000 iscritti.

(5) Cfr. Intervista a Gonzalo Gómez di Marea Socialista del Venezuela. https://www.youtube.com/watch?time_continue=726&v=ZYVSxhKbAcI

(6) Partido Socialismo y Libertad. E’ un partito trotskista (IV Internazionale), fondato nel 2008 da sdirigenti sindacali come Orlando Chirino, Miguel Angel Hernandez.

(7) Cfr. http://laclase.info/content/video-estamos-proponiendo-una-coordinadora-nacional-de-trabajadores-y-pueblo-en-lucha-miguel-angel-hernandez/)

(8) Manuel Sutherland, conferenza (cfr. https://www.youtube.com/watch?v=ZinAm-xLM3c)

(9) L'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) ha riferito lo scorso 4 maggio che tra il 2015 e il 2017 il numero di emigranti venezuelani negli altri paesi dell’America Latina è aumentato da 89.000 a 900.000 persone, con un incremento di oltre il 900% (cfr. EFE). È chiaro che le cifre variano, visto che molti emigrano senza premesso di ingresso ed escono dal Venezuela attraverso i “cammini verdi”, cioè clandestinamente. Ora, quello che davvero disgusta sono i motivi indicati, per esempio, dal vice-presidente dell'ANC, nonché uno dei principali dirigenti chavisti: “Non è a causa della rivoluzione, si tratta di una campagna che ha trasformato in zombie un  sacco di persone, e le famiglie sono state frammentate a causa di una grande campagna (...), che mira a distruggere l'autostima dei venezuelani” (...) “Venite in Venezuela, famiglie, venite in Venezuela, in nessun’altra parte del mondo starete meglio che qui in Venezuela”. Ebbene, la propaganda ufficiale migliora la sua trasparenza, ammettendo a denti stretti l'esistenza delle migrazioni di massa... ma spiegata agli idioti!

(10) “Con un risparmio di appena il 20% delle esportazioni... che moltiplicati per quasi 4 volte nel periodo dal 2003 al 2012, si sarebbero potuti risparmiare più di 170 miliardi di dollari, equivalenti a più di 15 volte il totale delle magre riserve internazionali (2016) del paese. Questo importo favoloso è pari a 12 anni di importazioni, tenendo conto delle importazioni nel 2003 (il primo anno di controllo dei cambi). Se si considera che l'aumento netto delle esportazioni ha raggiunto il 257%, è plausibile immaginare che si potrebbe risparmiare il 40% delle esportazioni, con un po' di disciplina.” (Cfr. La caída del salario y la producción en Venezuela: pobreza y derroche rentístico, M. Sutherland).

 

 

Partito comunista internazionale (il comunista)

17 maggio 2018

www.pcint.org

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