Back

Prises de position - Prese di posizione - Toma de posición - Statements                


 

Ai lettori, ai simpatizzanti, ai compagni

Comunicato ai lettori, simpatizzanti e compagni

1 gennaio 2021

 

 

Data l’impossibilità pratica di tenere incontri pubblici, di diffondere la nostra stampa e le nostre prese di posizione a causa dei confinamenti e delle misure di restrizione della libertà di movimento, siamo stati costretti anche noi a ridurre la voce del partito al mezzo virtuale del nostro sito internet dove gli interessati trovano le nostre prese di posizione e le nostre pubblicazioni nelle diverse lingue. Nello stesso tempo, la spedizione dei giornali – già pronti tra novembre e dicembre – hanno subito e subiscono inevitabilmente forti ritardi dovuti sia alle restrizioni negli spostamenti, sia dall’ingorgo accumulato ai centri di smistamento delle poste. I lettori e gli abbonati dovranno pazientare: l’ultimo numero del giornale che normalmente ricevono arriverà con molto ritardo rispetto alla data effettiva di uscita, ma arriverà. Nel frattempo potranno leggerlo in formato pdf scaricandolo dal nostro sito.

Il Covid-19 sta ancora mietendo molte vittime; il fatto che gli ospedali stanno tornando ad essere in grande difficoltà soprattutto nei reparti di terapia intensiva e che gli stessi virologi più seri prevedono che questa pandemia continuerà per tutto l’anno prossimo, se non anche per il successivo, sono un’ulteriore dimostrazione che la borghesia dedica alla cura della salute umana solo quel che può tamponare in qualche modo la forte emergenza – come quando un sito di rifiuti va a fuoco – ma la sua preoccupazione maggiore, in assoluto, è quella che l’economia riprenda al più presto il suo corso in tutti i campi, mirando a recuperare i profitti persi in quest’anno di crisi in cui l’emergenza sanitaria si è combinata con una crisi economica già in atto.

Le misure restrittive che i governi hanno imposto fin dallo scorso marzo, sono state allentate durante il periodo estivo quando sembrava che l’epidemia rallentasse sensibilmente. Ma non rallentava la pressione di ogni governo nel controllo sociale, nei posti di lavoro come nella vita quotidiana. Come succede sempre, un’epidemia virale come questa da coronavirus si svolge attraverso l’accumularsi dei contagi, mentre il ceppo virale iniziale, diffondendosi in diversi ambienti e in diversi paesi, tende a modificarsi e a produrre altri ceppi con caratteristiche diverse, registrando un andamento in generale oscillante tra picchi e rallentamenti che i media amano chiamare “ondate”. Dall’inizio dell’epidemia a oggi la società capitalistica non è migliorata dal punto di vista della cura della salute umana; l’emergenza sanitaria si è presentata, anzi, come un’occasione succulenta per i grandi business, per i Big Pharma, ed è questo a cui assistiamo in questo dicembre 2020: il vaccino anti-Covid, o meglio, i diversi vaccini  che Pfizer-BioNtech, Astra-Zeneca, Sanofi, Johnson&Johnson e decine di altre grandi compagnie chimico-farmaceutiche si sono messi a produrre, vengono propagandati come l’inzio della “vera” cura contro il Covid-19. Questa pandemia, d’altra parte, era stata già prevista nelle simulazioni fatte nel 2010 e del 2019 – sulla scorta dell’epidemia Sars-CoV-1 del 2003 – da Fondazioni private miliardarie come la Rockefeller Foundation e la Bill&Melinda Gates Foundation, che influenzano pesantemente l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ma nessuno Stato ha preparato preventivamente le strutture sanitarie pubbliche e il personale sanitario per affrontare e sconfiggere questa epidemia sul nascere. L’epidemia è stata lasciata correre per mesi intorno al mondo, mentre la ricerca scientifica veniva instradata a conoscere le caratteristiche fondamentali del nuovo coronavirus allo scopo di mettere in produzione al più presto il fatidico vaccino. Più contagiati, più ricoverati, più morti si registravano mese dopo mese e con più forza veniva lanciata l’esigenza di avere, al più presto, a disposizione il vaccino, non importa se i test fatti non garantivano assenza di reazioni allergiche  e conseguenze più gravi ancora, magari insorgenti molti anni dopo come è già successo con molti vaccini precedenti. In ballo ci sarebbero state miliardi di dosi: tutti gli Stati avrebbero fatto a gara per accaparrarsene un quantitativo utile a vaccinare un’alta percentuale della propria popolazione. L’enorme business dei vaccini era avviato, e in questi giorni si sta concretizzando;  gli show televisivi fanno la loro parte filmando il viaggio dei camion che trasportano le dosi di vaccino in ogni paese e le sue prime inoculazioni. 

La corsa ai vaccini, la loro produzione in miliardi di dosi, tutta l’organizzazione della campagna pubblicitaria per convincere la maggioranza delle popolazioni a farsi vaccinare, sostenuta da una costante diffusione della paura contro questo “nemico invisibile” e dalla minaccia di licenziamento ai lavoratori che rifiutano di vaccinarsi, danno un’idea, sebbene parziale, di quanto la società capitalistica abbia a cuore la salute della propria economia a dispetto della salute degli uomini. Il compagno di viaggio del vaccino è la paura di ammalarsi e di morire; e questa paura ha una ragione materiale ben precisa, perché la maggior parte di coloro che hanno bisogno di cure, non avendo risorse che permettano loro di farsi curare in costose cliniche private, sanno che la sanità pubblica è soprattutto una mangiatoia per i politicanti. E la crisi sanitaria a cui abbiamo assistito finora e ancora stiamo assistendo non è stata provocata dal virus Sars-CoV-2, ma dall’assoluta mancanza di  reale prevenzione. Per il capitale, l’emergenza sanitaria è un’occasione per far soldi, per far profitto abbattendo oltretutto la maggior parte di vincoli di controllo e amministrativi, e soprattutto, per mettere le mani – “legalmente” – sui soldi pubblici, come gli inevitabili scandali sui camici, sui dispositivi di protezione individuale, sulle siringhe per inoculare il vaccino e su qualsiasi altra attrezzatura ospedaliera necessaria in questa emergenza, dimostrano.

Era naturale che la nostra stampa internazionale uscita quest’anno, come la maggior parte delle prese di posizione pubblicate nel sito, si siano occupate di questa crisi sanitaria e delle conseguenze che ha e avrà sul proletariato.

I proletari devono trarre lezioni importanti da questa crisi, non solo perché la maggior parte degli ammalati e dei morti da Covid-19 o con Convid-19 sono proletari – come in ogni crisi sociale – ma perché ogni Stato borghese ha approfittato di questa crisi per organizzare un più puntuale controllo sociale che non consiste solo nella repressione pura e semplice da parte della polizia: oggi il controllo sociale da parte dello Stato e, quindi, da parte della classe dominante borghese, avviene attraverso mezzi di propaganda tecnologicamente molto avanzati. Un tempo la propaganda, oltre che ai canali classici della scuola e delle organizzazioni religiose, era affidata soprattutto ai giornali, alle riviste, alla radio, al cinema, ai comizi; poi venne la televisione, e così la propaganda borghese entrava direttamente in casa non solo con una voce, ma con i filmati, come al cinema, ma senza spostarsi da casa. Poi sono arrivati internet e i social network e la possibilità, quindi, di ciascuno di non essere più solo ascoltatore o lettore passivo, ma internauta, intervenendo attivamente in uno spazio virtuale in cui possono accedere milioni di internauti e in tempo reale; col passaggio dal pc al cellulare, la propaganda borghese ha rafforzato la sua potenziale influenza non solo sulla massa, ma anche su ciascun componente della massa che può essere raggiunto in ogni momento del giorno e della notte e in qualsiasi luogo dove la connessione funzioni. In questo modo, l’organizzazione commerciale della produzione capitalistica amplia notevolmente il suo raggio d’azione e, nello stesso tempo, rende la tentata vendita più veloce e la indirizza a potenziali acquirenti di cui già conosce determinate caratteristiche. Contemporaneamente, accelera la tendenza alla concentrazione e alla centralizzazione economica mandando in rovina una quantità notevole di piccoli produttori e piccoli commercianti come, d’altra parte, vuole lo sviluppo capitalistico.  

Tali mezzi, come ormai sappiamo, sono nello stesso tempo strumenti di lavoro, e date le loro caratteristiche informatiche vengono utilizzati sia come mezzi di comunicazione tra uffici, tra fornitori e clienti, tra soci d’affari, tra padroni e dipendenti, sia come mezzi per indagare sulla vita privata di ciascuno, sui suoi contatti, sulle sue preferenze, sui suoi acquisti. Nella società che della privacy ha fatto l’ambito idealmente intoccabile dell’individuo, è proprio la privacy che viene distrutta, ridicolizzando, in questo modo, la pretesa borghese di proteggere una riservatezza di fatto inesistente, anche se la cosiddetta “alta società”, la grande borghesia, coloro che tirano i fili degli interessi capitalistici e imperialistici, nonostante la proclamazione di agire nell’interesse del “bene comune”, della “comunità nazionale” o addirittura “internazionale”, in realtà agiscono di nascosto, sottobanco, in incontri riservati stipulando accordi segreti.

La storia della lotta fra le classi dimostra che i nemici imparano gli uni dagli altri, utilizzando i mezzi usati da una o dall’altra parte, copiando e cercando di affinare le modalità d’uso. In campo industriale, e in campo militare in particolare, lo spionaggio è la regola. Dunque, anche nel cyberspazio avviene la stessa cosa, e gli hacker sono lì a dimostrare che nella società dove la concorrenza commerciale si fa sempre più spietata non esiste la riservatezza assoluta. Come ieri il poliziotto e il fabbro imparavano dal ladro e dallo scassinatore l’arte di introdursi in luoghi privati e uscirne con un bottino, e il ladro e lo scassinatore imparavano dal poliziotto e dal fabbro le loro nuove tecniche di indagini e di fabbricazione delle serrature, così oggi gli esperti informatici fanno la stessa cosa. La grande differenza tra l’ieri e l’oggi, è che ieri il ladro e lo scassinatore dovevano recarsi di persona nel luogo prescelto per il colpo, oggi l’hacker può agire da uno scantinato qualsiasi e introdursi per via telematica in qualsiasi sistema informatizzato, in qualsiasi computer, benchè situati dall’altra parte del mondo.

Tutto questo fermerà o faciliterà la ripresa della lotta di classe da parte del proletariato? Il proletariato, vista la disponibilità di questi nuovi mezzi di comunicazione, riuscirà ad organizzarsi sul terreno della lotta di classe più facilmente?, avrà più o meno possibilità di stabilire relazioni di classe affidabili da una città all’altra, da un paese all’altro, da una generazione all’altra?

Come sempre il problema non è dato dallo strumento, ma dall’uso che se ne fa e per quale obiettivo lo si usa. Finché è in mano alla classe dominante e questa riesce ad utilizzarlo per piegare i proletaria alle sue esigenze di dominio, è uno strumento della controrivoluzione. Quando la lotta di classe proletaria riprenderà il suo cammino, quando cioè una parte non infinitesima di proletari lotterà sul terreno di classe, utilizzando metodi di lotta classisti (che corrispondono esclusivamente alla difesa degli interessi di classe del proletariato) e organizzandosi come classe indipendente da qualsiasi altra classe sociale e da qualsiasi apparato della borghesia o diretto dalla borghesia, allora il proletariato potrà, o dovrà, scegliere per i propri obiettivi di classe e rivoluzionari determinati mezzi o strumenti di lotta usati dal nemico di classe. Tutto dipenderà dai rapporti di forza tra la classe proletaria e la classe borghese, e dalla maturazione dei fattori favorevoli alla lotta di classe e rivoluzionaria. Inutile e controproducente per la stessa ripresa della lotta di classe l’uso di metodi e mezzi di lotta, ad esempio, del tipo usati dalle formazioni terroristiche come le Brigate Rosse, o, all’opposto, l’uso del metodo parlamentare e della conciliazione interclassista in assenza di una situazione favorevole per l’attacco rivoluzionario al potere.

Il partito di classe, che, anche nella sua opera quotidiana, deve dare un esempio di continuità rivoluzionaria, non solo sul piano teorico, ma anche pratico e di comportamento, non dovrà mai cedere alle lusinghe con cui la borghesia cerca di attirare nel proprio campo – e quindi, sostanzialmente, in difesa del suo sistema sociale – approfittando della reale difficoltà del proletariato a riconoscersi come classe distinta e in antagonismo inconciliabile con la borghesia, e dovrà necessariamente servirsi di strumenti di comunicazione e di propaganda selezionando fra tutti quelli esistenti gli strumenti che corrispondono di più alla necessità di raggiungere, date le diverse situazioni, il più grande numero di proletari e di difendere nel modo più saldo la sua continuità teorica, ideologica e organizzativa.

Per questa ragione abbiamo aperto un sito internet assolutamente indipendente da ogni altro gruppo politico o economico, ma non un forum di discussione in cui primeggiano le opinioni personali o un profilo nei socialnetwork (facebook, youtube, twitter, WhatsApp, istagram o altro) con l’obiettivo, che altri gruppi hanno, di aumentare numericamente il numero dei propri militanti o simpatizzanti usando la leva della lusinga personale e proponendo le posizioni di partito confezionandole come fossero prodotti commerciali. Come non abbiamo mai accettato, fin dalla costituzione del partito nel secondo dopoguerra, la pubblicità commerciale nella nostra stampa (non per una malintesa purezza ideologica, ma per non essere schiavi economicamente delle aziende che pubblicizzano i loro prodotti e, appunto, per non confezionare le posizioni di partito come fossero prodotti da vendere), così non devieremo da quella che è sempre stata, non per scelta, ma per oggettive condizioni materiali e storiche, la via ardua della militanza rivoluzionaria e i suoi coerenti atteggiamenti che rifiutano di essere confusi con vie che appaiono più semplici, meno faticose, più “alla portata” della massa, ma in realtà opportuniste. La storia dell’opportunismo, delle deviazioni dalla rotta rivoluzionaria che iniziano con piccoli e leggeri cedimenti sui criteri organizzativi piuttosto che sulla tattica, per poi trasformarsi in scivoloni pericolosi e, infine, in posizioni controrivoluzionarie, purtroppo è piena di episodi e, da questa storia, i marxisti devono trarre vitali lezioni come ha fatto il nostro partito di ieri, sotto la guida di Amadeo Bordiga.

 

 

Partito comunista internazionale (il comunista)

1 gennaio 2021

www.pcint.org

 

Top

Ritorno indice

Ritorno archivi