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Ai proletari russi e ucraini

 

 

PROLETARI DI RUSSIA E UCRAINA!

 

Bombardati, come siete da una decina d'anni, da una soffocante propaganda nazionalista e imperialista, difficilmente vi sono arrivate e vi possono arrivare parole come le nostre. Ma vogliamo egualmente insistere e lanciarvi anche questo nostro appello perché, prima o poi, in italiano, in inglese, in francese, in russo, queste parole vi arriveranno. Vi conforterà sapere che al di fuori della Russia, dell'Ucraina, al di fuori dei paesi che sostengono l'una o l'altra potenza bellicista, esiste comunque un gruppo politico che affonda le sue radici nel marxismo, nel glorioso ottobre 1917, nel formidabile partito bolscevico di Lenin, che Stalin ha stravolto, e nella tradizione della corrente della Sinistra Comunista d'Italia, unica al mondo, dopo il dramma storico della teoria del "socialismo in un solo paese" e della seconda guerra imperialista mondiale, ad aver lavorato alacremente alla restaurazione della dottrina marxista e alla ricostituzione del partito di classe internazionale; un gruppo politico che crede fermamente, come credevano Marx, Engels, Lenin, nell'inevitabilità della lotta tra le classi e del loro necessario sbocco storico nella rivoluzione proletaria e comunista al fine di abbattere una volta per sempre il capitalismo che oggi, nella sua putrida fase imperialista, continua a distruggere forze produttive, vite operaie e ambiente al solo scopo di profitto capitalistico per il quale i proletari di ogni età, genere e nazionalità vengono sistematicamente sfruttati, gettati nella miseria e trasformati in carne da cannone ogni volta che la guerra di concorrenza tra capitalisti e tra Stati passa al livello di guerra guerreggiata.

La guerra che da un anno distrugge decine di migliaia di vite e molte città ucraine, che ha provocato dieci milioni di profughi, è la guerra nella quale ogni blocco imperialista coinvolto, direttamente o indirettamente, persegue i propri interessi, servendosi del sangue dei proletari lanciati gli uni contro gli altri a difesa di interessi territoriali, economici, finanziari, politici, che nulla hanno a che vedere con le condizioni di esistenza dei proletari stessi. Sia i proletari russi che quelli  ucraini sanno che dalla guerra borghese e imperialista, come da ogni crisi economica e finanziaria, chi ci perde sicuramente in maniera drammatica sono proprio loro. La propaganda borghese sulla democrazia grazie alla quale i proletari dovrebbero migliorare le loro condizioni di vita e di lavoro, così come la propaganda sullo Stato forte e  militarizzato che, difendendo gli interessi nazionali, difenderebbe gli interessi anche dei proletari, sono gli strumenti con cui le classi dominanti borghesi che lottano tra di loro vogliono far credere ai rispettivi proletariati che il loro interesse principale sia quello di difendere la patria, la nazione, la sacra sovranità nazionale, il capitalismo nazionale, messi in pericolo dall'aggressione del nemico.

Il capitale è, per sua natura, aggressivo, e il primo bersaglio della sua aggressione è proprio il proletariato, la classe dei lavoratori salariati perché dal loro sistematico e permanente sfruttamento i capitalisti estorcono il famoso plusvalore che viene poi, col sistema mercantile, trasformato in profitto. E' d'altra parte naturale per i capitalisti aggredire i capitalisti concorrenti, perché ambiscono ad allargare i propri sbocchi di mercato a detrimento della concorrenza. Ed è proprio il principio di concorrenza mercantile che la borghesia di ogni paese trasferisce direttamente sulle masse lavoratrici mettendo i lavoratori salariati gli uni contro gli altri, sul piano economico come su quello sociale e culturale. Abituare i proletari ad essere concorrenti gli uni contro gli altri vuol dire abituarli a farsi la guerra, oggi per un salario più alto, per la sicurezza di un posto di lavoro, per distinguersi da proletari di genere o di nazionalità differenti, e domani per un paese "vittima" di un'aggressione commerciale o militare straniera.

 

I PROLETARI NON HANNO PATRIA!

 

Non è uno slogan, è una realtà da almeno duecento anni. Tutti i proletari subiscono, in ogni azienda, in ogni settore, in ogni paese, lo stesso trattamento: sono sfruttati dai capitalisti - privati e pubblici, sempre capitalisti sono - attraverso l'obbligo di lavorare per un salario. Se non lavori non mangi, se non lavori non vivi, ma per lavorare devi sottoporti al sistema esistente, il sistema capitalistico in cui la classe dominante borghese è padrona di tutto - mezzi di produzione, terra, prodotti e capitali - e la classe salariata non è padrona di nulla, nemmeno della sua vita.Ma i proletari hanno un'arma storica eccezionale da contrapporre ai capitalisti: la loro forza sociale produttiva che, in quanto salariata, permette al capitalismo di esistere. Il problema storico, perciò, è: o rimane in piedi il modo di produzione capitalistico e quindi la dittatura della borghesia, o la dittatura della borghesia viene abbattuta e il modo di produzione, da capitalismo viene trasformato in socialismo e, infine in comunismo, ossia in una società in cui non esistono più classi, non esistono più capitale, denaro, mercato, concorrenza, crisi e guerre.

Utopia? No, obiettivo del programma comunista per il quale hanno combattuto i proletari di Berlino, Vienna, Parigi, Milano nel 1848, i proletari della Comune di Parigi nel 1871, i proletari russi nell'Ottobre 1917, i proletari cinesi nel 1925 e nel 1927. Tutte battaglie che il proletariato mondiale ha, alla fine, perso, ma che hanno lasciato lezioni storiche di primaria importanza, indispensabili per le battaglie successive. Anche le borghesie hanno tirato delle lezioni, e hanno capito che è il proletariato, se organizzato in modo indipendente e diretto dal suo partito di classe, il loro vero nemico storico. Oggi, la borghesia russa, rappresentata dagli oligarchi intorno a Putin, e borghesia ucraina organizzata intorno agli oligarchi rappresentati da Zelensky, si trattano da nemici e mandano i propri proletari a scannarsi tra di loro per vincere una guerra che nessun proletario voleva. Ma sappiamo,  dice la storia, che sarebbero stretti alleati di fronte ad un proletariato rivoluzionario e diretto dal partito comunista rivoluzionario, come furono già prussiani e francesi nel 1871 mentre si facevano la guerra tra di loro, e come furono i tedeschi, gli zaristi e i democraticissimi inglesi e francesi nel 1917-1921, durante e subito dopo la prima guerra imperialista mondiale, contro la vittoriosa rivoluzione proletaria russa e la sua dittatura di classe.I proletari non hanno patria, non hanno confini, hanno un mondo da guadagnare. Nella guerra borghese, la loro lotta di sopravvivenza deve iniziare dalla fraternizzazione tra di loro, applicando quel disfattismo rivoluzionario che fa da base alla riscossa di classe. La loro lotta deve prevedere la rottura della collaborazione con la propria borghesia, tanto più con la borghesia degli altri paesi, perché l'obiettivo della lotta proletaria è di carattere internazionalista e internazionale.

Nella guerra imperialista borghese inevitabilmente gli interessi immediati e gli interessi più generali e storici del proletariato si intrecciano e si mescolano anche se i proletari non se ne accorgono. E' la stessa politica di guerra dello Stato borghese che potrebbe alzare il livello dello scontro di classe portandolo al livello politico generale. Il proletariato è costretto dalla realtà della guerra a schierarsi o sul fronte borghese - e in ciò lo spinge il collaborazionismo sindacale e politico - o sul terreno della lotta classista, a difesa degli interessi proletari immediati e generali che oggettivamente riguardano tutti i proletari, direttamente o indirettamente coinvolti nella guerra - e in ciò lo spinge il partito di classe.

Oggi, né i proletari russi né i proletari ucraini hanno la forza di rompere con le rispettive borghesie, e il partito di classe deve ancora svilupparsi come forza reale. Ma giorno verrà anche per loro di seguire la via della lotta di classe.

 

 

17 febbraio 2023

 

Partito Comunista Internazionale

Il comunista - le prolétaire - el proletario - proletarian - programme communiste - el programa comunista - Communist Program

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