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Le imprese dei «leninisti» di «Lotta Comunista»

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Tutti conosciamo, chi più chi meno, l'organizzazione radunata intorno al giornale Lotta Comunista, che pomposamente si fa chiamare (per quanto la dicitura ormai si trovi solo sul loro giornale) Gruppi Leninisti della Sinistra Comunista. Tutti abbiamo visto i loro schieramenti davanti alle università o alle fabbriche, mentre distribuiscono un volantino o provano a vendere il loro giornale. La loro diffusione numerica nelle città in cui sono presenti li rende pressoché capillari nel loro proselitismo, che spesso viene fatto tra i giovani facendosi passare per l'unica organizzazione marxista rivoluzionaria ed anti-stalinista in Italia; ma molti li hanno visti anche organizzare, a nome dei loro «Circoli operai», la raccolta di pacchi alimentari per le «famiglie bisognose», alla maniera dei preti, chiamando la gente a partecipare alle loro attività che prevedono anche corsi di italiano per stranieri. Insomma, al posto di... libro e moschetto... libro e pacco alimentare. Del resto, affermano di essere della Sinistra Comunista, nascondendo la loro origine anarchica e resistenziale e, naturalmente, senza spiegare che cosa voglia dire questa dicitura.   

I fatti degli ultimi giorni hanno però dimostrato che non è solo una propaganda intellettuale e di pacifico volontariato quella che viene fatta da questi lottaroli, ma anche un attivismo ben più diretto. Il 22 maggio di quest'anno si è data l'ennesima prova di come una confusa linea politica, contraddistinta da una completa negazione dell'analisi dialettica e scientifica della situazione e dell'esistenza di una reale questione «nazionale» – come nel caso dei palestinesi –, porti ad azioni che demagogicamente vengono etichettate come «bolsceviche». Le prodi imprese delle squadre di LC infangano il nome del partito di Lenin e di Trotskij, della vittoriosa Rivoluzione d'Ottobre, degli ispiratori dell'Internazionale Comunista. Un gruppo di una dozzina di militanti appartenenti a questa organizzazione si è introdotto nella Statale di Milano per distribuire un volantino (contro chi manifesta a favore della Palestina che viene accusato di «nazionalismo», complicità con la borghesia e simili), nonostante l'opposizione degli studenti che occupavano l’Università. Secondo un esponente di Comunità Studentesca per la Palestina (1), i lottaroli avrebbero utilizzato l'opposizione alla distribuzione del loro volantino come pretesto per iniziare un brutale attacco. Gli effetti? Uno degli studenti colpiti nello scontro è stato trasportato all'ospedale, mentre la Digos ha identificato e denunciato 8 militanti di LC (l'efficiente polizia giunge sempre in ritardo: non fermano il pestaggio, ma arrivano in tempo per fermare i «responsabili»). 

Il giorno dopo, in seguito alla diffusione della notizia del pestaggio, un gruppo di membri di LC è stato apostrofato come «sionista» dagli studenti della Sapienza di Roma, e in risposta ha deciso di passare di nuovo alle maniere forti, con una nuova rissa. Insomma, in due giorni ben due azzuffate. La stampa borghese ha avuto modo di sottolineare come negli ultimi comunicati ufficiali degli studenti non compaia mai il nome di «Lotta Comunista», ma solamente si denunci una «matrice squadrista e sionista» degli attacchi: è chiaro alla stampa che gli studenti non vogliono diffondere il nome di «comunista» insieme a quello di simili azioni (i giornalisti vogliono sottintendere che, invece, questo è esattamente il comportamento degenerato dei comunisti). 

 

Non possiamo credere, come fanno alcuni, che vi sia un chiaro disegno «sionista» dietro a questi attacchi. È chiaro, invece, che i militanti di LC credano che la loro suprema soluzione della questione palestinese (aspettiamo la rivoluzione proletaria... che sarà la soluzione di ogni male) sia così corretta che chi si oppone alla loro propaganda dev'essere messo a tacere, anche con le maniere forti. Un commento valido e diffuso sullo squallore di queste azioni squadristiche è proprio che di comunista non hanno nulla. Certamente noi non neghiamo che la violenza sia una parte della Storia e della società, e quindi della lotta di classe. Rivendichiamo la violenza rivoluzionaria, non l’abbiamo mai nascosto, ma nel contesto storico richiamato dalla Sinistra comunista d’Italia e da Lenin e Trotsky, e prima di loro da Marx ed Engels, che è stato tutt’altra cosa dalla demagogica sinistra «comunista» dei lottaroli. Le posizioni portate avanti da LC e, come si è visto, «difese» con calci e pugni contro gli studenti che protestano contro il massacro dei palestinesi a Gaza, negano di fatto che esista una «questione nazionale» per i palestinesi e che l’oppressione subita dai palestinesi da parte di Israele e di tutti gli Stati che temono da sempre il contagio della lotta dei proletari palestinesi nei propri paesi, non merita alcuna protesta, alcuna manifestazione di solidarietà con gli oppressi. Lotta Comunista, nel caso specifico del massacro dei palestinesi di Gaza, in un suo volantino di risposta sulle risse provocate nelle Università, firmato «Comitati Leninisti Universitari», mentre rammenta che le università italiane collaborano non solo con il regime israeliano, ma anche con quelli altrettanto massacratori come il nordcoreano e l’afghano dei talebani, cita Italo Calvino – noto intellettuale ex partigiano, individualista anarchico, piccista, sostenitore dell’URSS fino all’intervento russo del 1956 a Budapest e poi tornato anarchico – che, in una lettera ad un giornalista palestinese dell’ottobre 1968, «si rammaricava per la mancanza di considerazione nei sostenitori della causa palestinese delle persecuzioni tra le più atroci e inumane sotto il nazismo e anche molto prima, per secoli e secoli, patite dagli ebrei, e nello stesso tempo vedeva con sicurezza la soluzione del problema palestinese nella via rivoluzionaria tanto nel mondo arabo quanto nelle masse israeliane» (2). All’epoca, gran parte degli intellettuali si professavano “rivoluzionari”, e ciò creava intorno a loro una grande simpatia tanto da assicurarsi la vendita di molte copie delle loro opere, uno spazio di rilievo nei giornali a grande diffusione e premi letterari di ogni tipo da parte della borghesia «illuminata». Citare Calvino in questo modo vuol dire, evidentemente, che la prospettiva propagandata da LC è quella degli intellettuali borghesi che non parlano mai di rivoluzione proletaria, guidata dal partito comunista per l’abbattimento dello Stato borghese e l’instaurazione della dittatura proletaria, ma di una rivoluzione delle “coscienze” che è la cosa più irrealizzabile che esista nel mondo reale.

Lotta Comunista, nei volantini e comunicati emessi, non nega in nessuno di questi che siano stati i suoi militanti a far iniziare gli scontri. Rivendica solo come le loro attività siano «bolsceviche» e «leniniste»: di preciso, hanno definito la loro posizione come «francamente anti-nazionalista» e definito i loro oppositori come «sinistra social-nazionale». E’ da questo punto di vista, ad esempio, che sostengono che interrompere le collaborazioni delle università italiane con le università ed aziende militari israeliane sia un atto di... «nazionalismo». Il loro «internazionalismo» è così grande che riescono ad ignorare non solo lo schieramento che le lancia, ma anche il fatto che... le bombe cadano.

Non era difficile, quindi, per alcuni gruppi politici che sostengono le proteste studentesche anti-israeliane affermare che i militanti di LC non hanno nulla di comunista nel loro comportamento e nelle loro prodi azioni, anche se nemmeno quei gruppi, come ad esempio il Fronte della Gioventù Comunista, può dirsi marxista visto che, da quando si è costituito nel 2012, ha sempre inneggiato all’URSS e ai suoi satelliti come paesi socialisti traditi dalla «revisione» di Gorbaciov... (3).

Quanto a revisione e falsificazione del marxismo tra Lotta Comunista e i suoi critici c’è una bella gara!

 


 

(1) In un'intervista: https://www.tag24.it/1100840-universita-statale-milano-occupata-palestina/

(2) Cfr. https://www.z3xmi.it/pagina.phtml?_id_articolo=16296-Lettera-di-Calvino-a-un-palestinese.html

(3) Cfr. Dal Documento del II congresso del FGC, dic. 2016, parte II: «Le controrivoluzioni del 1989-1991 hanno portato alla scomparsa del blocco dei paesi socialisti, con l’Unione Sovietica in testa, attor­no ai quali si era sviluppato un movimento progressista che avan­zava in tutto il pianeta verso la decolonizzazione e l’emancipazione dei popoli dalla dominazione dell’imperialismo. Si è chiusa così una fase storica caratterizzata dallo scontro tra “due mondi”, che contrap­ponevano due modelli e visioni opposte e inconciliabili di società: da una parte il socialismo, dall’altra il capitalismo. La fine dell’Unione Sovietica, il primo paese socialista della storia dell’umanità, è figlia della progressiva revisione dell’ideologia marxista-leninista e di al­cuni errori e debolezze teoriche e politiche che si imposero a partire dal XX Congresso del PCUS (dalla teoria della coesistenza pacifica, all’attuazione di riforme economiche che introdussero nell’econo­mia socialista elementi di mercato) cui il movimento comunista in­ternazionale, a partire dai partiti comunisti che guidarono la costru­zione del socialismo nei paesi dell’Est, non seppe dare prontamente una risposta».

 

26 maggio 2024

 

 

Partito Comunista Internazionale

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